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TREVISO - Nella fase di decisione dell'ampliamento dei fidi da accordare, in Veneto Banca «si andava a premiare la notorietà del personaggio o la sua buona consistenza patrimoniale», in particolare per quanto riguarda «pezzature molto grandi e soprattutto a Nordest», e assai meno di frequente in altre zone d'Italia in cui c'erano istituti controllati, come Cassa di Risparmio di Fabriano e Banca Apulia. Lo ha detto oggi Sonia Magnini, ispettrice di Banca d'Italia, chiamata a testimoniare nel corso dell'udienza del processo contro Vincenzo Consoli, amministratore delegato della ex banca popolare di Montebelluna. La funzionaria, che partecipò all'ispezione condotta fra aprile e agosto 2013, ha aggiunto come i finanziamenti riguardassero spesso progetti di speculazioni immobiliari e tali da coprire il 100% dell'importo, comprese le spese di rogito, dunque sollevando l'imprenditore da rischi di esito negativo dell'operazione, o anche di acquisto di titoli derivati.
I crediti "bullett"
L'ispettrice ha inoltre rilevato come fosse straordinariamente frequente la concessione di crediti di tipo «bullet», cioè rimborsabili interamente con gli interessi passivi solo alla fine del periodo concordato, in genere di alcuni anni, per risanare apparentemente casi di affidamenti non rimborsati e non rimborsabili a breve.
Il Gazzettino