TREVISO - I piccoli soci di Veneto Banca hanno capito che devono fare squadra se vogliono avere voce in capitolo nella partita sul futuro dell’istituto. Ieri mattina, a Dese,...
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Forse a votare no alla trasformazione in Spa con aumento di capitale da un miliardo e alla quotazione in borsa. Ma questo non è ancora certo. Perchè, per esempio, l'associazione per Veneto Banca, vorrebbe votare a favore della trasformazione in Spa, per non perdere ogni cosa, ma pretendere che lo sbarco in Borsa sia posticipato di almeno un anno per evitare il crollo delle azioni.
Per tutta la durata del confronto, animato da avvocati, esperti, rappresentanti di associazioni, don Enrico Torta ha ascoltato e cercato di capire. Per poi dire: «I giudici si stanno muovendo e finalmente stanno aprendo gli occhi. Ma intanto dovete stare uniti per avere forza». E il prete antiusura è stato nominato coordinatore del supergruppo nato in quattro e quattr'otto. Sulla linea da seguire si deciderà nei prossimi giorni. Tenendo comunque presente l’avvertimento lanciato dal presidente Pierluigi Bolla in una lettera agli 88mila soci: il rischio dell'amministrazione straordinaria o la revoca dell'autorizzazione bancaria in caso di voto contrario. La fine, insomma, dell'Istituto e dei risparmi di una vita. Ieri, però, molti non ci credevano. Anche perchè consulenti e associazioni sono convinti che ci siano altre strade e che il punto di vista e l'interesse da imporre sia quello degli azionisti: «E se si va in Borsa in queste condizioni - dicevano ieri - altro che azioni a 6 euro. Varranno meno di zero». Don Torta, che ha accettato l'incarico «per mettere la mia vicinanza morale nella ricerca di verità e giustizia», si è impegnato a organizzare un incontro anche con gli altri parroci delle diocesi di Venezia, Treviso e Padova. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino