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CAORLE/TESSERA (VENEZIA) - A Caorle è diventata simbolo della località balneare, a Tessera è un illustre ferito bisognoso di cure. Sono entrambe torri medievali con la caratteristica forma cilindrica che risente dell’influsso bizantino e tutte e due, negli anni, sono state trasformate in campanili. Due sorelle simili nelle origini, ma con destini ben diversi. A Caorle la torre, ora campanile della cattedrale di Santo Stefano, è perfettamente restaurata e tenuta come un gioiello da esibire ai turisti. A Tessera, pur essendo di un paio di secoli più antica, risale infatti al IX-X secolo, e pur sorgendo lungo la via Triestina in un luogo splendido a ridosso della gronda lagunare di Venezia e poco distante dall’aeroporto Marco Polo, è un monumento afflitto dai malanni della sua storia millenaria. A dare il colpo di grazia alla torre campanaria un fulmine che l’ha centrata danneggiandola poco prima che esplodesse la pandemia che ha poi bloccato ogni possibilità di intervento. Necessita quindi di un restauro importante, impensabile da affrontare per la famiglia Checchin che l’ha acquistata negli anni dell’Unità d’Italia e che se la sta tramandando da generazioni. Per questo Cristina Checchin, erede della storica famiglia di Mestre che si è trovata in dote la torre con annessa chiesa e un’area di 17 ettari, ha deciso di mettere in vendita l’intera proprietà. La cede al miglior offerente, ma lei per prima sarebbe felice che diventasse un patrimonio pubblico fruibile a tutti.
LA STORIA
Nata come torre di avvistamento è stata costruita dalla Serenissima che dall’altezza di 25 metri della sua vetta poteva avere un controllo sulla laguna di Venezia. Una visuale all’epoca strategica e ora magica che permette di affondare lo sguardo sull’acqua fino a perdersi nel profilo mozzafiato di Venezia.
LA PROPOSTA
«Sull’intero complesso hanno messo gli occhi dei magnati stranieri, ma il desiderio della proprietà e dell’intera comunità è che si possa fare un intervento di economia sociale» premette Paolo Vivian che in quella chiesa si è sposato e come presidente dell’associazione Annia Popilia, dal nome dell’antica strada romana, ha creato un gruppo di lavoro che si è preso a cuore la vicenda. È l’autore del saggio “Salicornie”, che racconta la storia della gronda lagunare lungo l’antica via Annia, un volume in vendita presso la Torre civica di piazza Ferretto e il cui ricavato andrà al restauro della torre. «Si parla di un intervento di almeno due milioni di euro - spiega - ci siamo rivolti ad associazioni e fondazioni, avevamo anche intercettato delle cordate di privati da affiancare ad un crowdfunding, ma per una cifra così importante serve un’istituzione che possa usufruire di finanziamenti». Per questo il gruppo di lavoro si è rivolto al Ministero della Cultura ed ha invitato Vittorio Sgarbi in qualità di critico d’arte e sottosegretario. «Il sito è prestigioso, siamo in gronda lagunare che è patrimonio Unesco, inoltre la torre è circondata da 17 ettari di terreno tra via Triestina e via Piovego che si collegano a Forte Rossarol, un ex area militare dal profondo valore storico, naturalistico e sociale». E siccome sognare è gratis, ma realizzare i propri sogni è costoso si stanno muovendo per coinvolgere Ca’ Foscari e Iuav, le due importanti università veneziane. «Quest’area - conclude Vivian - potrebbe rientrare nel progetto di rigenerazione urbana di Venezia portato avanti dal rettore di architettura Benno Albrecht. Inoltre, proprio per i terreni vincolati a verde, può essere attrattivo per il “Future Farming” di Ca’ Foscari, già presentato dalla rettrice Tiziana Lippiello, che qui troverebbe uno spazio ideale per un campus dove fare innovazione in agricoltura».
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Il Gazzettino