VENEZIA Sono un centinaio le case dell'Ulss sparse per la Venezia insulare destinate ad essere vendute. Non ci sono solo i 21 appartamenti per cui la Regione ha appena dato...
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IL PATRIMONIO IN VENDITA
Certo il quadro è complesso e il patrimonio in ballo è di una certa consistenza. Tutto comincia nel 2013 quando l'Ulss sigla un accordo con l'Agenzia delle entrate per valutare il suo patrimonio immobiliare. L'obiettivo dichiarato è di vendere per ricavare utili da investire in sanità. Ma l'operazione si rivela lunga e travagliata. Nel 2015 l'Ulss è autorizzata a vendere i primi 34 immobili, di cui 31 in centro storico. Spera di piazzarli in blocco, a qualche società o fondo immobiliare, ma l'asta (da quasi 14 milioni) va deserta. Negli anni successivi vengono organizzate un altro paio di aste, stavolta casa per casa. Una quindicina viene piazzata così, ma una ventina resta invenduta, a cui ora si aggiungono le nuove 21. Per un totale, solo a Venezia, di 40 alloggi da vendere, a cui sommare gli altri 60 per cui l'autorizzazione regionale non è ancora arrivata. Per l'Ulss si tratta di fare cassa per migliorare i servizi sanitari.
PRELAZIONI & VINCOLI
Ma le obiezioni e le proposte emerse in questi giorni, in cui si respira già un clima pre-elettorale, sono tante. Da chi ricorda la destinazione pubblica di queste case, spesso frutto di lasciti, e critica la scelta di svuotarle per venderle. A chi chiede una valorizzazione migliore di questi beni pubblici, per evitare che a guadagnare davvero siano solo gli speculatori. L'altro giorno lo stesso sindaco, Luigi Brugnaro, si è detto pronto ad acquistare le 21 case, per investire sulla residenza: «Stiamo valutando con l'Avvocatura civica se il Comune può mettere una prelazione». «La residenza per questa amministrazione è la priorità - conferma il vicesindaco e assessore alla casa, Luciana Colle - e il dialogo con la Regione è aperto. Stiamo sondando il terreno sulla possibilità di una prelazione. Ma una strada può essere anche quella di mettere dei vincoli su questi immobili perché non possano essere rivenduti e ci sia l'obbligo di residenza». Dopo l'autorizzazione alla vendita da parte della Giunta, il prossimo passaggio sarà il parere della commissione regionale sanità. Quella sarà una possibile sede di confronto. Resta il conflitto tra l'esigenza dell'Ulss di fare cassa, e quindi di vendere il suo patrimonio al miglior offerente, e quella di scongiurare nuove speculazioni turistiche. Ma Brugnaro è ottimista: «Forse è possibile trovare un punto di equilibrio tra le due esigenze». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino