Limiti di velocità: dopo gli autovelox adesso nel mirino finiscono i “velobox”

L'ultimo episodio ad Albignasego in via Foscolo

PADOVA - Non solo Fleximan e non solo pali degli autovelox segati, abbattuti o addirittura fatti esplodere. A dover temere per la loro incolumità sono ora anche i...

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PADOVA - Non solo Fleximan e non solo pali degli autovelox segati, abbattuti o addirittura fatti esplodere. A dover temere per la loro incolumità sono ora anche i velobox, le colonnine arancioni o blu poste ai lati delle strade (impropriamente chiamate autovelox) che possono contenere i rilevatori di velocità, ma che più spesso sono usate solo come deterrente. La notte tra sabato e domenica ne è stata danneggiata una in via Foscolo ad Albignasego (Padova), ma casi analoghi negli ultimi giorni si sono registrati anche ad Adria (Rovigo) e Santo Stefano di Cadore (Belluno), nonché a inizio inverno nel Veneziano. La giustizia fai da te contro i limiti di velocità, che si traduce in vandalismo, non accenna dunque a diminuire in Veneto. E stavolta sembra che il gesto possa essere collegato alla protesta contro il limite dei 30 chilometri all’ora.

L’EPISODIO
L’ultimo atto vandalico di questo genere nel Padovano è stato scoperto e segnalato ai carabinieri ieri mattina in via Foscolo ad Albignasego, una strada secondaria di un quartiere residenziale. Gli inquirenti della Compagnia di Abano Terme stanno cercando di risalire all’autore, ma anche all’ora esatta. All’altezza di una curva era installato un velobox: qualcuno ne ha abbattuto e staccato la parte superiore, che è un cilindro di plastica vuoto, gettandola poi nell’acqua di una vicina canaletta. Non sarebbero stati usati attrezzi come flessibili o simili: si ipotizza che possa essere stato divelto a calci, lasciando intatta solo la base.
Più che a Fleximan o a qualche suo emulatore nella lotta alle multe si pensa a qualcuno che stia cavalcando la scia di proteste verso i limiti dei 30 chilometri orari, che in questi giorni nel Trevigiano ha ad esempio visto abbattere cinque cartelli appena installati. Quel velobox infatti non ha mai contenuto un dispositivo per fotografare le infrazioni: serve solo come segnalatore della possibile presenza dei vigili urbani. In via Foscolo peraltro, essendo centro abitato, vigono i 50 chilometri orari ma in quel punto, proprio vista la presenza di una doppia curva e di due incroci, il limite è già da tempo fissato a 30 all’ora, con tanto di dossi rallentatori.

I PRECEDENTI
Con questo nuovo episodio la provincia di Padova è stata protagonista di una molteplicità di atti vandalici contro gli strumenti di controllo del traffico. Tutto è partito la notte del 9 agosto scorso, con il duplice attentato agli autovelox della strada 307 a Cadoneghe protagonisti di un caso mediatico di risonanza nazionale, che in poche settimane avevano fatto scattare 58mila multe e che erano stati uno fatto esplodere e l’altro danneggiato con una pistola a pallini. Poi, a inizio ottobre, a Tribano lungo la Monselice-mare un autovelox è stato abbattuto con un trattore e dopo la metà di gennaio nella provincia euganea ha fatto due volte la sua comparsa Fleximan, con i pali dei velox di Carceri (nella Bassa) e Villa del Conte (nell’Alta) segati alla base.


I casi analoghi tra le province di Rovigo, Padova, Treviso e Belluno sfiorano ormai la ventina. Ma ultimamente anche i velobox sono stati presi di mira: è successo a Santo Stefano di Cadore (vicino al punto in cui a luglio una famiglia veneziana è stata sterminata: nonna, papà e bimbo di 2 anni uccisi da un’auto), ad Adria e – prima di Natale e del fenomeno Fleximan – anche in due occasioni a Dolo (Venezia). Per il caso bellunese è stato denunciato un minore, che ha ammesso le sue responsabilità.
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Il Gazzettino