I promotori del gruppo Facebook "La vecchia Padova": «Così vi sveliamo la città di una volta»

Giordano, ex dipendente comunale, ha ideato il gruppo social. Fabio conserva nel computer 20mila articoli: «Due secoli di storia nelle pagine del Gazzettino»

Giordano Melchiorri e Fabio Fusar
L’ex dipendente comunale e l’ex dirigente d’azienda. L’esperto di informatica e l’appassionato di storia. Alle nove del sabato mattina sono seduti...

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L’ex dipendente comunale e l’ex dirigente d’azienda. L’esperto di informatica e l’appassionato di storia. Alle nove del sabato mattina sono seduti uno accanto all’altro nella Sala Verde del Pedrocchi per l’appuntamento settimanale con tanti aneddoti da raccontare. «Io tiro fuori una cosa, lui ne tira fuori un’altra. E così ci arricchiamo reciprocamente» sorride Giordano. «Ogni settimana passo due mattine in biblioteca e poi al sabato vengo qui al Pedrocchi. È un bel modo per stare assieme e tenere vivi tanti ricordi della nostra città» annuisce Fabio. Giordano Melchiorri e Fabio Fusar sono le due anime del gruppo Facebook “La vecchia Padova” che in otto anni ha raggiunto quasi 46mila seguaci condividendo quotidianamente fotografie, cartoline e ritagli di giornale della Padova che fu. Giordano è l’ideatore e l’amministratore mentre Fabio è il collezionista che conserva nel proprio archivio ventimila articoli, soprattutto del Gazzettino. Una miniera di storia.

Migliaia di padovani vi conoscono solo virtualmente. Vi presentate?
Giordano: «Sono un dipendente del Comune di Padova in pensione, mi occupavo dei servizi informatici. Il sindaco Giustina Destro mi fece avviare il primo sito internet del Comune, Padovanet. Poi ho lavorato anche come consulente in Regione. E adesso mi diletto e mi diverto con questa pagina Facebook».
Fabio: «Io sono un dirigente d’azienda in pensione, di origine friulana ma vivo a Padova dal 1975. Quando ho terminato il lavoro ho iniziato a frequentare la biblioteca civica del San Gaetano dove c’è una ricchissima raccolta della stampa padovana dall’Ottocento a oggi. Ho iniziato a studiare la città attraverso i quotidiani e mi si è aperto un mondo».

Giordano, com’è nata l’idea di questo gruppo?
«Ho sempre pensato che Facebook debba essere uno strumento utile, non può essere dedicato solo a cose futili come le foto della pizza oppure delle cosce al mare. Ho pensato di proporre un gruppo per raccontare la nostra città evitando però temi recenti, altrimenti finisce sempre in politica e in polemica. Otto anni fa sono partito pubblicando le foto delle prime cartoline e ora siamo arrivati qui. Tantissima gente contribuisce condividendo la proprie chicche...».

Fabio, lei è tra i più attivi...
«Ho iniziato a studiare soprattutto il Gazzettino. Mi interessa principalmente il secondo dopoguerra. Faccio le fotografie degli articoli soprattutto su temi come urbanistica e costume. Ne ho ventimila, tutti archiviati con precisione. E sulla “Vecchia Padova” tengo una rubrica quotidiana».

Giordano, tanti vi prendono a riferimento come memoria storica della città...
«Siamo semplicemente dei cittadini a cui piace condividere le storie di Padova. Abbiamo due motti. Il primo: “La cultura non dev’essere un privilegio per pochi ma un’opportunità per tutti”. Il secondo: “Ricordare è il miglior modo per trasmettere”. Li seguiamo».

Fabio, nel suo archivio troviamo la trasformazione della città negli ultimi due secoli...
«Mi appassiona vedere come cambiano i temi degli articoli da epoca a epoca. Nell’Ottocento le notizie riguardavano liti tra donne al mercato, furti di galline e salami, cose così. Poi dopo la guerra c’è stato il periodo della miseria con il Comune che organizzava i pasti per i cittadini in difficoltà. E poi per gli anni Settanta mi ha colpito il fervore dei grandi dibattiti urbanistici: il Gazzettino ospitava tutti i giorni i principali esperti e il confronto era spesso molto sentito».

Grazie alle vostre condivisioni quotidiane siete arrivati a quasi 46 mila seguaci su Facebook. È come se vi seguisse un quarto di città. Giordano, da amministratore che effetto le fa?
«Per me questo gruppo è come il tavolo di un bar dove ognuno racconta qualcosa, senza che ci sia il professore che si pone sopra gli altri. Siamo 46 mila utenti ma se fossi da solo con pochi amici sarebbe uguale. Lo spirito non cambia».

Il seguito però è sempre più grande. Ed è nata pure un’associazione...
«Sì, nel 2016 abbiamo creato un’associazione chiamata Fraglia. Per chi non lo sapesse “fraglia” è un termine autoctono che rappresenta le corporazioni di arti e mestieri. Ai tempi della Repubblica Serenissima a Padova c’erano la fraglia dei calzolai, la fraglia dei macellai e così via. Molti soci di questa associazione ci hanno donato le loro biblioteche, ma non sappiamo più dove mettere i volumi. Chiediamo al Comune o a chiunque altro di aiutarci a trovare uno spazio, per continuare a custodire la memoria di Padova».

Ha altri obiettivi?


«Vorrei organizzare una serata per parlare della curiosità di Padova. Ci stiamo già pensando».

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Il Gazzettino