Variante nigeriana, primo caso a Treviso: impiegato contagiato dopo il colloquio di lavoro a Mestre

Variante nigeriana, primo caso a Treviso: impiegato contagiato dopo il colloquio di lavoro a Mestre
TREVISO - Primo caso di variante nigeriana nella Marca. Il centro di Microbiologia del Ca' Foncello l'ha individuata in un uomo, italiano, residente nella zona di Treviso,...

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TREVISO - Primo caso di variante nigeriana nella Marca. Il centro di Microbiologia del Ca' Foncello l'ha individuata in un uomo, italiano, residente nella zona di Treviso, che era stato contagiato dal coronavirus lo scorso 10 marzo. Ieri il tampone è stato inviato all'istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie per la conferma attraverso il sequenziamento. Ma fino ad ora il pre-screening eseguito nei laboratori di Treviso ha sempre evidenziato una corrispondenza del 100% con i successivi approfondimenti. Il primo caso di nigeriana nel trevigiano ha una storia particolare. In sostanza si è andati a ritroso.


IL TRACCIAMENTO
Tutto è partito da un focolaio che si era sviluppato il mese scorso all'interno di un ufficio in provincia di Venezia, dove erano emersi una decina di contagi. Attraverso il tracciamento, l'Usl Serenissima ha via via ricostruito i contatti delle persone coinvolte. E tra queste c'era anche il trevigiano che il 10 marzo si era sottoposto al test nel capoluogo della Marca. «Potrebbe essere stato proprio il caso indice del focolaio di nigeriana emerso in provincia di Venezia», spiega Elisa Vian, responsabile della Biologia molecolare del Ca' Foncello. Nell'immediato era stato gestito come uno dei tanti casi di infezione da Covid. Ovviamente con tutte le precauzioni necessarie. Dopo la conferma della positività, l'uomo è stato messo in quarantena a casa e ha rispettato le misure contro la diffusione del virus. In seguito all'indicazione arrivata dall'Usl Serenissima, però, si è andati a riprendere quel tampone di marzo. E i primi esami eseguiti dal centro di Microbiologia di Treviso hanno evidenziato che si trattava proprio della variante nigeriana. Ora si attende l'ulteriore conferma dell'istituto zooprofilattico. Quel che più conta, comunque, è che a quanto pare nella Marca non si è sviluppato un focolaio di nigeriana. L'uomo, infatti, vive da solo e in quel periodo avrebbe avuto contatti stretti esclusivamente con i colleghi di lavoro.


L'INDICE DI PERICOLOSITA'
Nell'ultimo mese e mezzo, inoltre, la Microbiologia di Treviso non ha individuato altri contagi collegati a una simile variante. E questo fa ben sperare. «La variante nigeriana è una cosiddetta variante di interesse che va monitorata sottolinea Vian è comunque diversa dalle varianti che destano più preoccupazione, come quella inglese, sudafricana e brasiliana, per il momento». Per quanto riguarda la variante indiana, sono stati individuati due casi a Bassano. Mentre per ora nel trevigiano non sono emersi sospetti. Oltre al caso di nigeriana, ad oggi nella Marca è stata evidenziata solo la presenza della variante inglese. Anzi, questa ormai ha decisamente preso il sopravvento. «Attualmente rappresenta tra l'87 e il 90% del totale dei contagi da coronavirus nel nostro territorio conclude Vian la sorveglianza sulle varianti è continua e viene portata avanti anche attraverso il sequenziamento di campioni raccolti a random tra quelli risultati positivi».


IL SEQUENZIAMENTO
Di pari passo, in situazioni particolari scattano i controlli specifici con il sequenziamento del virus. È andata così di fronte al sospetto della variante nigeriana e funziona allo stesso modo per ogni persona che rientra dall'estero, davanti a quadri clinici che peggiorano in modo drastico, nel caso di contagio di persone già vaccinate e per ogni focolaio. L'ultima a finire sotto la lente è stata una scia di contagi tra cittadini di origine cinese. Ad oggi fortunatamente non sono emerse situazioni anomale.

LE DATE


Il trevigiano risultato positivo del 10 marzo  è stato individuato come contagiato dalla variante «nigeriana», probabilmente contratta durante un contatto con un cluster di 12 persone a Mestre (Venezia). È stata l'azienda sanitaria Ulss 3 Serenissima, infatti, a chiedere alla Ulss 2 di Treviso l'invio del tampone per un'ulteriore conferma, reperto trasmesso anche all'Istituto zooprofilattico delle Tre Venezie. La variante «nigeriana», hanno spiegato gli esperti, non è ancora stata classificata come pericolosa alla stregua delle inglese, sudafricana e brasiliana. Tutti i soggetti contagiati risultano guariti e in buona salute.

 

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Il Gazzettino