Il titolare del Vapore a Mattarella: «Le chiedo aiuto»

Il titolare del Vapore a Mattarella: «Le chiedo aiuto»
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MESTRE - Mittente: Stefano Pesce. Destinatario: Sergio Mattarella. È una lettera carica di amore per il proprio lavoro minacciato dalla crisi quella che il titolare del Vapore, storico locale a Marghera, invia al Presidente della Repubblica. «Da 34 anni - scrive - portavo avanti con tanta passione e grandi sforzi questa attività che produce sempre meno ricavi (i costi sono alti: musicisti, Siae, tecnici, dipendenti, fornitori, e non c'è un biglietto di entrata, tutti possono assistere agli spettacoli), ma che, malgrado le difficoltà, continuava a piacermi e mi permetteva di vivere. Poi è arrivato l'incubo del lockdown - prosegue - e adesso, nonostante la riapertura, non so più se ce la farò». Pesce parla di «incassi ridotti a un terzo, senza la speranza di poterli aumentare per timore di assembramenti», e dopo aver ricordato i soli 1.200 euro ottenuti dallo Stato e come il personale non abbia invece ricevuto nulla, rivela al Presidente di aver scritto al sindaco Brugnaro, agli assessori e ai dirigenti di Veritas («richieste esorbitanti dell'azienda che si occupa di rifiuti»), chiedendo un aiuto e indicando loro l'applicazione di una tariffa sostenibile, «quella dei teatri per capirci», ma ottenendo «solo risposte negative».


Precisa inoltre che le tariffe, in dici anni «aumentate del 74%», sono a loro completa discrezione, come la categoria, che nel corso del tempo è cambiata più volte, considerando la sua attività come ristorante, poi bar, pub, ma applicando sempre importi tre o quattro volte superiori rispetto a Milano o Padova: «Possono decidere liberamente, senza alcuna concorrenza, in un totale regime monopolistico», si legge. Per chiarire meglio la sproporzione, l'imprenditore scrive che Al Vapore si trova «in una zona degradata, sotto ad un ponte cavalcavia», pagando gli stessi tributi di un bar in piazza San Marco, nonostante sia stato fra i primi ad eliminare totalmente la plastica, offrendo l'acqua comunale purificata in bottiglie di vetro, e organizzi iniziative per la tutela dell'ambiente. Poi aggiunge che solo un prestito bancario gli ha permesso di saldare momentaneamente bollette, fornitori e dipendenti. Ma la lettera guarda anche al passato più remoto, ripercorrendo la storia del locale, datato 1986, un sogno di musica dal vivo, teatro, presentazioni di libri, mostre fotografiche, realizzato da un giovane Stefano laureato in Economia dello spettacolo ristrutturando il bar anni Cinquanta del padre, in una Marghera in crisi post industriale: «Non c'era nulla del genere, un bel dono al mio territorio, a me stesso e alla mia famiglia». Infine uno struggente commiato. «Solo Lei caro Presidente può darmi una mano, a 59 anni è la mia ultima speranza. In attesa la ringrazio per la disponibilità e per quello che potrà fare per me e per Al Vapore a Marghera-Ve. Stefano Pesce». 
Luca Bagnoli  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino