Sparò e uccise il ladro entrato nella ​sua villa: è morto Valter Carturan

Sparò e uccise il ladro entrato nella sua villa: è morto Valter Carturan
MONSELICE - Nella Bassa Padovana lo conoscevano tutti, perché il suo negozio era e continua ad essere un punto di riferimento per generazioni di clienti. Ma...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
MONSELICE - Nella Bassa Padovana lo conoscevano tutti, perché il suo negozio era e continua ad essere un punto di riferimento per generazioni di clienti. Ma all’alba degli anni Duemila il nome di Giuseppe Valter Carturan divenne noto anche a livello nazionale perché il commerciante sparò e uccise un rapinatore dopo essersi trovato faccia a faccia con una banda di sei malviventi dentro la propria villa. Carturan, storico titolare di un’attività di abbigliamento a Monselice, è morto per una malattia ieri mattina a 79 anni.  Lascia la moglie Mirella e i figli Andrea e Lara, che continuano a lavorare portando avanti l’azienda di famiglia. 

IL RICORDO
«Per lui il lavoro e la famiglia erano due capisaldi. Riuscì in fretta a superare lo shock di quella sera - ricorda la figlia - proprio perché aveva dei solidi principi con cui andare avanti. Per lui la famiglia era sacra, nessuno poteva toccargliela. Quella sera non fece altro che difendere se stesso e le persone a cui voleva bene. Per tutto il resto della sua vita ha continuato a lavorare, sempre con grandissima passione». 
L’ASSALTO
Dodici marzo 2000, otto di sera. Valter Carturan e la moglie sono tranquillamente in casa, nella loro villa di via Marconi, lungo la circonvallazione di Monselice. A due passi c’è anche il loro negozio di abbigliamento. “Casa e bottega”, amava dire sempre Valter. Sembra una domenica sera come tante altre, invece all’improvviso si materializza l’incubo. I pastori tedeschi in giardino iniziano ad abbaiare, Valter si affaccia per vedere cosa sta succedendo e capisce subito: qualcuno sta tentanto l’intrusione nella sua abitazione. Non ci pensa due volte. Afferra il fucile da caccia, sua grande passione, per difendersi. 
I rapinatori sono vicinissimi. Uno di loro spara, ferendo il padrone di casa. Lui risponde premendo a sua volta il grilletto. Accade tutto in penombra. Un colpo di fucile di Carturan colpisce un componente trentenne della banda, Teki Dragutinovic, che rimane ucciso. Le indagini dei carabinieri porteranno ad identificare tutti i rapinatori, sei nomadi di origine serba. Loro finiscono a processo, Carturan invece no. «Ho sparato per legittima difesa» disse nei giorni seguenti dal suo letto di ospedale. Era un’epoca storica in cui il dibattito sulla legittima difesa non infiammava lo scontro politico come accade oggi. Carturan sparò ai ladri ben prima del tabaccaio di Correzzola Franco Birolo (2012) e del macellaio di Legnaro Walter Onichini (2013). 
LA PASSIONE
Ripresosi in fretta da quello shock, Carturan è stato invitato più volte in aula a testimoniare e ha sempre continuato a lavorare nell’attività ereditata dal padre, proprio dietro alla Rocca di Monselice. Assieme alla moglie e ai suoi due figli, senza alcuna paura di altri possibili assalti. Ha lavorato fino all’ultimo, fino a quando la malattia non gli ha più permesso di stare dietro il bancone e in mezzo agli scaffali a dispensare battute, consigli e sorrisi. Oltre all’abbigliamento, aveva altre due grandi passioni: il ciclismo, praticato da giovane, e la caccia, che lo ha portato a imbracciare il fucile perfino in Polonia e in Argentina. 
I COLLEGHI

Valter era molto stimato e apprezzato non solo dai clienti ma anche da moltissimi colleghi. «Un personaggio storico e una persona speciale - lo ricorda Mirta Fiocco, presidente dell’Ascom del mandamento di Monselice -. Da lui abbiamo avuto sempre tutti molto da imparare». Questa sera alle 19 sarà recitato il rosario alla chiesa del Santissimo Redentore a Monselice, mentre domani alle 16 è previsto l’ultimo saluto. 
Gabriele Pipia Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino