Via al progetto per la chiesa in bilico: «La salveremo così, ancorandola alla roccia»

Pronto il progetto per salvare la chiesa in bilico
VALLE DI CADORE - Continuano le azioni per salvare la chiesa di San Martino a Valle di Cadore. In queste settimane la Soprintendenza ha installato dei ponteggi utili per il...

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VALLE DI CADORE - Continuano le azioni per salvare la chiesa di San Martino a Valle di Cadore. In queste settimane la Soprintendenza ha installato dei ponteggi utili per il monitoraggio dei tiranti, quelli della paratia scoperta dal cedimento del versante, operazione utile per verificare eventuali movimenti. Nel frattempo sul piazzale verso Venas è stato fatto l’ultimo sondaggio, con carotaggio, al fine di verificare presenza, profondità e solidità della roccia. Operazione già fatta in più punti che aveva bisogno di ulteriori conferme. Con i dati in mano i tecnici hanno chiaro il quadro della situazione, così il sindaco Marianna Hofer: «A breve approveremo il progetto per andare avanti, sono preoccupata per i tempi ma molto soddisfatta per quanto si sta facendo». 



IL PROGETTO
Per i lavori di messa in sicurezza della parrocchiale al comune di Valle è stato concesso un contributo, dal filone Vaia, di 1 milione e 100mila euro «per i primi interventi di messa in sicurezza della frana in corrispondenza della chiesa parrocchiale, monitoraggi e drenaggi». Il progetto è stato affidato all’ingegner Siro Andrich che dovrà provvedere alla progettazione definitiva ma si occuperà anche della direzione lavori. La consulenza geologica e geotecnica è stata affidata al geologo Danilo Belli, mentre il perito edile Alessio Giacchetti sarà il coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione degli interventi. 

LA SOLUZIONE
Ci sono voluti mesi di indagini che hanno accertato che la roccia si trova da 10 a 30 metri di profondità sotto il sagrato, lo ha stabilito l’Ogs di Trieste che, assieme all’università di Parma, ha studiato il caso e raccolto gli elementi che permetteranno il salvataggio della struttura. L’ingegner Siro Andrich ha lavorato ad una soluzione progettuale con cui si intende creare una sorta di “botte” attorno allo sperone su cui sorge San Martino e rinforzando la berlinese esistente. Dopo Vaia il terreno attorno a quell’opera realizzata una ventina di anni fa è sprofondato di 7 metri, di cui uno solo nell’ultimo anno. La berlinese, composta da pali e da una sessantina di tiranti, deve essere rinforzata con un cordolo ancorato agli strati di roccia presenti nel sottosuolo. Quanto al materiale che fuoriesce dalla berlinese dovrà essere “imbalsamato” con colate di boiacca e un placcaggio aderente ai pali. 

FUTURO INCERTO
Non si fa illusioni Siro Andrich che ammette la possibilità che fra venti o trent’anni si debbano fare altri interventi. La situazione in cui versa l’edificio e il versante su cui sorge è ben nota da tempo, la parrocchiale è chiusa dallo scorso 12 febbraio ma al suo capezzale si sono radunati in tanti, dalla Curia al comune di Valle, dalla Regione alla Provincia alla Soprintendenza che ha più volte ricordato la complessità della situazione. 

LA STORIA

Quello dove sorge la chiesa simbolo della vallata è un sito antichissimo: si racconta di una preesistente torre romana, cui seguì un castello medievale e poi una chiesa, ampliata verso est nel settecento; ma già nel 1850 c’erano stati problemi, visto che l’abside venne alleggerita. Anche il Fai, Fondo per l’ambiente italiano, se n’era occupato inserendola nell’elenco dei luoghi del cuore nel 2020, con scarso successo per la verità, forse per una mancata campagna di sensibilizzazione; di certo oggi i risultati sarebbero ben diversi. Il Fai la definisce «una tra le più spettacolari chiese dell’Alto Cadore, è impressionante vedere come questa costruzione si erge su uno sperone roccioso a strapiombo sulla Valle del Boite» e ricorda che «meritano una citazione le tele di Antonio Lazzarini e la pala di Francesco da Milano, che si trovano al suo interno» e che sono state messe in sicurezza a primavera. Insomma la chiesa di San Martino sembra da sempre destinata al crollo ma le sue genti e i tanti che la stanno “curando” non intendono accettare questa possibilità. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino