Valigia smarrita e mai più ritrovata: dopo otto anni arriva la sentenza che le riconosce i danni da vacanza rovinata e il valore del bagaglio per intero. È una sentenza che...
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Il giudice ha riconosciuto un indennizzo di 6.163 euro, 3.500 per il valore del bagaglio e 2.303 euro quale danno da vacanza rovinata per il disagio psico-fisico patito dalla viaggiatrice. Alla viaggiatrice «La sentenza per la prima volta in Italia, e per questo è unica e destinata a creare un importante precedente - spiega l'avvocato Claudio Calvello - riconosce il risarcimento del valore del bagaglio smarrito, non più nei limiti della Convenzione di Montreal (applicabile solo nei confronti del vettore e per un valore massimo di 1.131 euro), ma per l'intero. Prima di questa sentenza chi perdeva la valigia si scontrava con questo limite: ora la valutazione della liquidazione va determinata in base al valore del contenuto del bagaglio. Per questo la sentenza del giudice di Padova è innovativa e apre un precedente».
L'altro aspetto innovativo della pronuncia del Tribunale è che sono stati condannati il tour operator, che a sua volta aveva chiamato in causa la compagnia aerea, e l'agenzia viaggi. La vicenda risale al gennaio del 2007 quando S.M, giovane imprenditrice di Noventa Padovana, ed il fratello, M.M., partono per una vacanza a Zanzibar, un regalo del papà. Al loro arrivo sull'isola, la valigia della donna non si trova. «Sono arrivata a Zanzibar con solo i vestiti che indossavo, senza alcun indumento di ricambio e senza poter riutilizzare gli unici vestiti che portavo in quanto era gennaio - racconta S.M. - Avevo un maglione e una t-shirt e un paio di pantaloni mezza stagione. I primi tre giorni sono stati da panico: nel villaggio, sia il direttore che gli assistenti mi tranquillizzavano dicendomi che il bagaglio sarebbe arrivato con il prossimo volo, ma alla fine così non è stato. Allora ho comprato lo stretto necessario all'interno del villaggio; nonostante l'acquisto di un paio di magliette, costumi, un paio di ciabatte e creme solari, la vacanza non è stata come avrebbe dovuto. Molti troveranno le mie dichiarazioni frivole, ma posso garantire che certe esperienze vanno vissute per essere comprese».
Alla fine della valigia della donna non si è mai saputo più nulla e non è stata mai ritrovata. «Non mi interessava il risarcimento, rivolevo i miei vestiti e i miei effetti personali che erano nella valigia perché il loro valore per me non era quantificabile. Mi sono sentita vittima di un'ingiustizia e per questo motivo non ho mai mollato la causa. Quando è giunta la sentenza sono rimasta incredula: il giudice ha condannato tutte le parti chiamate in causa. Spero che la mia esperienza sia da monito a chi si sente vittima in qualsiasi ambito e pretenda un giusto riconoscimento morale per il disagio subìto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino