Valentina Lodovini: «Non è un Paese per giovani attori»

Valentina Lodovini
Sincere riflessioni sul cinema italiano odierno, con punte di costruttiva polemica da parte di alcuni «giovani» protagonisti. L'occasione, l'incontro...

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Sincere riflessioni sul cinema italiano odierno, con punte di costruttiva polemica da parte di alcuni «giovani» protagonisti. L'occasione, l'incontro «Italia: Paese per giovani attori?», dedicato ieri a Marcello Mastroianni nel ventennale dalla scomparsa. Dal 1998 la Mostra del Cinema riserva ad un attore o attrice emergenti il Premio Mastroianni, ricordato giustamente dal direttore Alberto Barbera; l'intero elenco degli insigniti (di questi era presente la coreana Moon-so-ri) è stato letto in apertura dal presidente della Biennale, Paolo Baratta.

Al «magistero indimenticabile e magico» di Mastroianni hanno fatto cenno Roberto Cicutto e il moderatore Gianni Canova, che ha ricordato l'«abbruttimento» con cui l'attore amava condire molti personaggi: tra questi Romano in «Oci ciornie», proposto a Venezia in nuova versione. Il grande Roberto Herlitzka, che della pellicola di Michalkov è uno degli interpreti, di Mastroianni ha confermato il carattere spesso dissacrante: «Mi dissi onorato di lavorare con lui, mi rispose «lascia perdere».
 

Interessante e acceso il dibattito scaturito da un confronto tra generazioni. Alla più consistente preparazione «teatrale» di un tempo esposta da Herlitzka, ha ribattuto l'attrice e giurata Valentina Lodovini: «Rispetto a oggi venivano proposti ruoli assai diversi, il nostro non è un Paese per giovani attori, non c'è un'industria cinematografica solida come in altre realtà, basti pensare alla Francia». «Gli anni passano ma i problemi rimangono tali, non si finisce di essere «giovani» fino alla pensione», ha scherzato Michele Riondino. Alessandro Borghi ha ripercorso gli esordi: «A un certo punto hai l'impressione che qualcuno, o qualche circostanza, decida di farti entrare in un giro prima negato. L'impressione? Che i registi non si guardino abbastanza intorno, includo nella riflessione il meccanismo dei provini». «Borghi è un cavallo di razza - lo ha elogiato la Lodovini - eppure in Italia non si esce dal ruolo statico: basta con il chiedergli di fare la parte del romanaccio». Emanuel Caserio: «Il momento per emergere? Quando hai la produzione giusta alle spalle; io intanto per mantenermi continuo a fare il cameriere». In conclusione la Lodovini: «Il sistema è marcio, se hai successo ti viene proposto di tutto, a me dopo «Benvenuti al Sud» hanno pure chiesto di scrivere un libro». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino