In val Clusa il canyon con le calate più attrezzate d'Italia

La forra della val Clusa inserita in un percorso attrezzato con salti e corde fisse in Agordino
VAL CLUSA - Si amplia l’offerta turistica del territorio: per gli appassionati di torrentismo con 67 calate, 1.100 metri di dislivello e 5 km di sviluppo orizzontale, la Val...

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VAL CLUSA - Si amplia l’offerta turistica del territorio: per gli appassionati di torrentismo con 67 calate, 1.100 metri di dislivello e 5 km di sviluppo orizzontale, la Val Clusa è il canyon con più calate attrezzate d’Italia. Ad annunciarlo è il Club Alpino Italiano illustrando, sulle pagine del proprio periodico “Montagne360”, la missione compiuta lo scorso giugno da otto esperti che hanno esplorato 28 nuove calate nella gola in comune di La Valle Agordina un tempo chiamata Val Crusa. 


ALLA SCOPERTA
I protagonisti dell’esplorazione sono tutti giovani e fanno parte del Vertical Water team, gruppo già conosciuto per altre spedizioni di torrentismo. Luca, Andrea, Elena, Filippo, Alessio, Giacomo, Michele e Costantino hanno voluto mettersi alla prova. «A spingerci a compiere ricognizioni come queste - spiegano i ragazzi - è la voglia di evadere in una dimensione dove la natura risucchia senza possibilità di uscita, ascoltandola, rispettandola e ritrovando quell’emozione che nelle città ormai è perduta». L’avventura è iniziata da uno studio cartografico del territorio e da un sopralluogo: «C’erano tutti i parametri per presupporre l’esistenza di altre cascate inesplorate a monte. Anche se ci pareva impossibile che nessuno si fosse spinto fin lassù a controllare». 
L’AVVENTURA 

«Siamo partiti all’alba del 21 giugno 2020 - ricordano - dopo i consueti controlli del materiale e il carico dei mezzi fuoristrada con cui abbiamo percorso un tratto di circa 6 km, costeggiando il monte Zelo. Sono seguite due ore a piedi e, scollinando in Val Clusa a 1.860 metri di altitudine, siamo scesi fino a incontrare il torrente a quota 1.500. Da lì abbiamo iniziato a intravedere le iniziali pozze e calate di quella che sarà chiamata la “parte Altissima”. Il primo di noi che è arrivato a questa prima calata ha cercato subito in ogni angolo della parete limitrofa se vi fossero tracce di vecchi chiodi da roccia o un foro di un vecchio spit portato via negli anni dall’acqua. E non ha trovato nulla». La progressione è stata costante, quindici calate prima della prima via di fuga a quota 1.300, dove abbiamo incontrato un ghiaione. L’idea che fosse già finita, ovvero che il ghiaione si estendesse fino a Casera Prima di Val Clusa, l’attacco classico del canyon, è svanita alla vista di un nuovo inforramento. Da lì diverse le calate e varie le disarrampicate prima di incontrare il nuovo punto tecnico della Val Clusa detto Valalla». Dopo un passaggio via teleferica, realizzata sul posto, si sono susseguite poi altre calate, di cui una da 30 metri, prima di arrivare a Casera Prima di Val Clusa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino