OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
LONGARONE (BELLUNO) - Una maglia del Longarone con sul retro il numero 1 e la scritta Francesco, una piccola scultura in roccia della diga del Vajont abbinata a un sasso del monte Toc e un pastorale scolpito nel legno delle Dolomiti, opera dell’artista Mauro Olivotto: sono i tre doni che la delegazione di circa duecento persone, provenienti da Longarone e da Erto e Casso consegnerà questa mattina a papa Francesco, che li riceverà in udienza privata alle ore 10,30. Il primo intende solleticare la nota passione calcistica del pontefice di cui lo stesso Papa non ha mai fatto mistero; ma sulla maglietta vi è anche la scritta “Vajont 9 ottobre 1963”. Il secondo ricorda in maniera plastica la stessa gola del Vajont e quindi il luogo dove venne costruita la diga. Il terzo richiama il pellegrinaggio. E non è escluso che possa esservi aggiunto anche un quarto omaggio. Per esempio il recentissimo libro “Longaronese, 1963-2023 fine e principio” presentato il 1° dicembre nella chiesa parrocchiale di Longarone. Un volume ricchissimo, con dodici contributi raccolti in 279 pagine pubblicato nella collana “Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese”.
I DUE GRUPPI
Il viaggio verso la capitale è cominciato ieri, è iniziato ieri in due modalità: un gruppo è arrivato a Roma in treno, un secondo in pullman; con il primo ha viaggiato il sindaco di Longarone Roberto Padrin, con il secondo il vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni.
LE OPERE
Dei tre regali conosciuti, uno è stato realizzato fra le Dolomiti, ossia il pastorale scolpito da Mauro Olivotto. Due, invece, sono stati realizzati in provincia di Treviso e sono entrambi in qualche modo legati al mondo del calcio, un mondo che fa parte sia delle passioni di Bergoglio sia di quelle di Padrin: la maglia numero 1 con il nome del Papa e la data della tragedia è stata realizzata dalla tipografia Marpress di Ponte di Piave, fondata 40 anni fa da Renzo Martin e Paola Girardi. La piccola riproduzione della diga, con incastonata una pietra proveniente direttamente dal monte Toc, è stata invece realizzata da Franco Fattori, un artigiano di Roncade che negli anni ‘60 e ‘70 ha giocato come portiere in Spal, Pro Patria e Monza. E a coordinare e supervisionare tutto il lavoro è stato Luca Giuriato, titolare della trattoria Canareggio di Rovarè di San Biagio, anima con Padrin del progetto di gemellaggio calcistico fra le squadre che si affrontarono poco prima della tragedia del 1963.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino