LONGARONE - Dovevano essere seimila ma, alla prova dei fatti, il numero era un po' superiore. Colpo d'occhio magnifico e coinvolgente, quello che si poteva apprezzare ieri...
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TUTTO ESAURITO I 4500 tagliandi disponibili on line sono stati assegnati in qualche settimana e i 1500 residui, riservati alle iscrizioni dirette, letteralmente bruciati in poche ore. Sicché a tanti si è dovuto opporre un triste rifiuto. «Cominceremo, da subito, a lavorare per l'edizione 2019; puntando - commentano gli organizzatori - a trovare le disponibilità per allargare a 7/8000 il numero dei presenti».
I PERCORSI Si può scegliere tra 25, 17 e 10 chilometri. Percorsi con un unico filo conduttore: provare a vivere le emozioni e la storia delle persone di Longarone e dei paesi limitrofi. Negli anni è andato calando il numero degli agonisti, lasciando il posto ai giovani e alle famiglie. «Dobbiamo considerare i giovani come i prossimi depositari di un impegno molto forte: quello di tenere viva la memoria per impedire che la patina del tempo si depositi sulla nostra storia». Lo hanno rilevato l'assessore regionale Elisa De Berti (tornata a Longarone con la famiglia, per cimentarsi nella 17 chilometri) e Gioacchino Bratti, per vent'anni sindaco di Longarone. Ma parole simili sono arrivate anche da Roberto Padrin e Lavinia Corona, sindaci di Longarone e di Vajont.
I CONCORRENTI Tra i tanti partecipanti, spiccavano tre gruppi. Quello dei giovani in carrozzella che un affiatato gruppo di volontari ha portato in gara. Quello di Kutina, cittadina di quella parte dei Balcani, la Croazia, che è stata a lungo destinazione dell'emigrazione bellunese. E quello di Tavernelle Val di Pesa (Fi), guidata dal primo cittadino, David Baroncelli. «È un rapporto consolidato da tempo, il nostro. Per questo, torniamo sempre volentieri qui». La storia è stata raccontata da Gastone Amadio, ora alla guida dell'Atletica Longarone: «La tragedia aveva portato via oltre 400 ragazzi. Della mia classe, la terza elementare, ero rimasto solo io; e solo perché non ero in casa. La solidarietà, scattata subito, si manifestava in tanti modi. Ad esempio, con lettere dei nostri coetanei: tra queste, tante e commoventi quelle che arrivavano proprio da Tavernelle. E nella ridente cittadina toscana, io e qualche altro sopravvissuto ci siano recati. Era il 1964 e, da allora, il nostro rapporto è andato sempre più consolidandosi».
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Il Gazzettino