Vaiolo delle scimmie, 11 persone contagiate nel veneziano: corsa ai vaccini. «I casi possono essere 5-6 volte di più»

Vaiolo delle scimmie, 11 persone contagiate nel veneziano. Corsa ai vaccini: «I casi possono essere 5-6 volte di più»
MESTRE - È scattata la corsa ai vaccini per il vaiolo delle scimmie. Certo, i numeri non sono paragonabili a quelli del siero anti-covid, ma vanno proporzionati ai casi...

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MESTRE - È scattata la corsa ai vaccini per il vaiolo delle scimmie. Certo, i numeri non sono paragonabili a quelli del siero anti-covid, ma vanno proporzionati ai casi riscontrati nel Veneziano: a contrarre il virus, infatti, nel territorio dell'Ulss 3 sono state solo 11 persone. A Mestre sono stati inoculati i primi tre vaccini del Veneto dieci giorni fa, poi ce ne sono stati altri tre. «Oggi però - spiega Vittorio Selle, direttore del dipartimento di prevenzione dell'Ulss 3- avremo in calendario 19 appuntamenti e per i prossimi giorni abbiamo una lista d'attesa con 34 richieste».

Vaiolo delle scimmie, corsa ai vaccini

Un incremento però che non sarebbe legato alla morte del luogotenente Germano Mancini in Cuba, prima vittima (se confermate le diagnosi dei medici cubani) italiana del virus: la lista, infatti, sarebbe stata compilata negli ultimi dieci giorni. Il problema è che di questa malattia si sa ancora troppo poco: l'Oms ha dichiarato l'allerta il 23 luglio per il numero di contagi elevati «che, peraltro, - aggiunge Selle - potrebbero essere anche cinque o sei volte superiori considerando che vi è tutta un'area della patologia non sintomatica che fatica a essere evidenziata». Non è un virus nuovo, i primi casi risalgono al 1958. È la prima volta, però, che la malattia riesce a oltrepassare i confini dell'Africa. «Stiamo parlando di un cugino del vaiolo tradizionale - prosegue Selle - che è stato eradicato in Italia dal 1980 (abbiamo smesso di vaccinare nel 1977). Nella nostra Ulss abbiamo avuto 11 segnalazioni, 10 confermati e uno sospetto. Le indagini epidemiologiche? Abbiamo messo in sorveglianza diciannove persone (9 all'interno del territorio dell'Ulss), in pratica per ogni caso stiamo monitorando due contatti». Per quanto riguarda Mancini, invece, nessuna notizia. «L'indagine epidemiologica viene svolta dall'Ulss che riscontra il caso, ma comunque bisogna poter intervistare il contagiato per poter ricostruire la sua rete di contatti. Difficile che siano riusciti a farlo con il luogotenente che è arrivato in ospedale in condizioni critiche. Noi, comunque, non siamo stati contattati dalle autorità cubane».

La precauzioni

In Italia sono stati diagnosticati 714 casi, 25 in più rispetto all'ultima rilevazione di 4 giorni fa, secondo il bollettino pubblicato dal ministero della Salute con dati aggiornati a oggi. Nella casistica nazionale restano stabili a 10 le donne, a fronte di 704 uomini. I contagi collegati a viaggi all'estero sono 194 e l'età mediana dei pazienti è di 37 anni (per un range che va dai 14 ai 71 anni).

La vaccinazione è importante, ma non è infallibile. «Garantisce una protezione - continua Selle - ma è meglio essere attenti. Bisogna tenere a mente che i contatti intimi sono quelli rilevanti, è sempre bene tenere un proprio tracciamento dei contatti in modo da poter essere pronti a un'eventuale auto allerta in caso di positività». Resta il fatto che il 50enne comandante della stazione di Scorzè difficilmente avrebbe contratto il virus a Cuba, più probabile che l'abbia importato da qui (peraltro, era il primo caso registrato in assoluto nell'isola): «Il tempo di incubazione - spiega il direttore del dipartimento di prevenzione - va dai 5 ai 21 giorni. I sintomi, a quanto si legge dai giornali, qui sarebbero comparsi dopo un paio di giorni».

Forme lievi

I casi nostrani sono stati tutti lievi, come aggiunge il primario del reparto Malattie infettive Sandro Panese. «Sono tutti contagi in forma lieve o moderata - spiega - di questi solo tre hanno chiesto il ricovero e per situazioni per cui non potevano mantenere l'isolamento. Nessuno dei casi da noi ha avuto forma acuta e stanno andando tutti verso una risoluzione spontanea». È bene precisare anche che al momento non esiste una terapia specifica: «Ci sono dei farmaci - aggiunge Panese - ma l'Ema non li ha ancora resi disponibili». Degli undici casi veneziani, più della metà avevano avuto il vaccino per il vaiolo tradizionale, quindi erano over 45. Tra gli altri, comunque, nessun minore. «L'apertura delle scuole non dovrebbe rappresentare un problema - conclude Selle - per il contagio serve un contatto fisico che duri almeno un certo tempo e non credo quindi che la vicinanza in un'aula possa rappresentare un problema per la proliferazione del virus».

 

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Il Gazzettino