SANTO STEFANO (BELLUNO) - Vista dalla pista che porta a Malga Antola la Val Visdende fa impressione: sembra un cimitero, una distesa di enormi lapidi di legno. L’enorme...
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La rinascita degli alberi abbattuti da Vaia: trasformati in taglieri
Ben presto quelle ceppaie come tutta la legna di scarto di Vaia sarà trasformata in energia elettrica c’è materiale sufficiente per produrre energia rinnovabile per tutto il bellunese, per qualche anno.
FILIERA CORTA
Dopo la tempesta del 2018 migliaia di alberi in questa Valle tra Santo Stefano e Sappada sono finiti a terra. Mentre gran parte della piana di Marcesina e dell’Altopiano di Asiago è stata comprata da una multinazionale dell’energia ed ha preso la strada, anzi il mare, per la Cina qui a comprare il legname sono state le segherie austriache. Poche decine di chilometri nei tir per diventare tavole. La scorsa estate il prezzo era a poco meno di centocinquanta euro al metro cubo. Dopo Vaia il valore è sceso a meno di quindici euro per la stessa quantità. Ma l’acquisto in blocco ovviamente fatica a reggere il paragone con un lotto selezionatissimo. Quello che è certo è che accanto al legno di altissimo valore c’è anche una montagna di legno meno pregiato, di legname di scarto o addirittura di legname non utilizzabile. Ed è su questa fetta di mercato, strettissima, che la provincia di Belluno è riuscita ad attrezzarsi con le proprie eccellenze.
LA VIA DI OSPITALE DI CADORE
L’alternativa al mercato cinese è rappresentata dalla Sicet di Ospitale di Cadore, il colosso provinciale dell’energia rinnovabile, un riferimento fondamentale per il settore che opera nella manutenzione del territorio. La produzione complessiva, circa 30 Mw, supera l’intero fabbisogno delle utenze domestiche e del terziario della provincia. Sessanta dipendenti, di cui 40 a Ospitale e 20 a Codissago. Attualmente in Val Visdende molte aziende che hanno acquistato lotti di legname schiantato da Vaia provvedono già a sminuzzare o “cippare” il legno da utilizzare come biomassa portando fuori da questa valle i tir di materiale già lavorato e scaricandolo, dopo aver raggiunto Auronzo, a Ospitale di Cadore nel piazzale della Sicet che è già in overbooking per il 2019.
LA SORTE DELLE CEPPAIE
Per rimuovere “le lapidi” della Val Visdende la Regione ha stanziato 500 mila euro, secondo un calcolo eseguito a spanne si tratta di circa quaranta euro a ceppaia. Qui non servirà usare l’esplosivo per sminuzzare il legno e lasciarlo a terra (una soluzione che va bene per le zone impervie). «Per noi rimuoverle è parte integrante della sistemazione di questi boschi» Spiega l’assessore regionale alla protezione civile Gianpaolo Bottacin. «Da questi quaranta euro - spiega Silvano Eicher Clere del Consorzio Val Visdende che raduna quattro Regole - vanno defalcati i proventi del cippato». La rimozione avverrà, soprattutto nelle zone pianeggianti con metodo meccanico. Enormi macchinari scardineranno dal terreno le radici, le libereranno da terra e sassi e poi le tritureranno. A quel punto potranno prendere anche loro la via di Ospitale di Cadore e diventare energia pulita e rinnovabile. Il via alla seconda fase, con ogni probabilità, avverrà la prossima primavera.
Andrea Zambenedetti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino