Vaia, 650 ettari di bosco distrutti: la lunga ricostruzione ostacolata da un parassita

La Val Visdende prima e dopo Vaia
SAN PIETRO/SANTO STEFANO - In Comelico due terzi abbondanti degli alberi atterrati da Vaia sono stati asportati. Gli schianti rimasti, invece, stanno diventando sempre meno...

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SAN PIETRO/SANTO STEFANO - In Comelico due terzi abbondanti degli alberi atterrati da Vaia sono stati asportati. Gli schianti rimasti, invece, stanno diventando sempre meno appetibili dal mercato e terreno fertile per il bostrico, la cui nuova versione è imprevedibile e lavora senza sosta. È il bilancio a tre anni dalla tempesta, che ha raso, come in un grande shangai naturale, migliaia di conifere. Secondo i dati regionali nella sola Val Visdende, con un'azione da fine del mondo, Vaia ha distrutto 650 ettari di bosco, corrispondenti a circa 300mila metri cubi di massa. Buona parte, in questo triennio, è stato venduto, allestito ed esboscato. 

IL PATRIMONIO

La conferma arriva dal presidente del Consorzio forestale Visdende, che riunisce le quattro Regole del comune di San Pietro, per la gestione del patrimonio promiscuo. L'associazione ha stimato in 130mila metri cubi il volume messo a terra, di cui il 70 per cento situato all'interno della Val Visdende. «Il conteggio vero e proprio potrà esser effettuato soltanto una volta concluse le operazioni, quindi nel 2022 dichiara il presidente, Orazio Cesco Cimavilla ma possiamo già affermare che restano da portare via ancora 10mila metri cubi abbattuti dalla tempesta». Ci sarà tempo fino a giugno per concludere le operazioni. Dalla Regione è arrivata, infatti, la proroga, che posticipa di un semestre il termine per chiudere questo capitolo. Per la prossima estate si avranno le cifre reali, che diventeranno importanti per i futuri piani economici, relativi ai tagli. Il maggior tempo, inoltre, permetterà di snellire ulteriormente i passaggi burocratici. Gli alberi spezzati e sradicati del Consorzio sono stati affidati per il 90 per cento alla ditta Doriguzzi, i restanti, situati soprattutto nella zona dei Monti Curé e Zovo, ad altra impresa. Nei prossimi giorni dovrebbe essere liberata l'area di Giò d Antola. Successivamente toccherà a quella di Oregone, verso il Peralba. 

L'INCOGNITA

«Intanto continua Cesco Cimavilla cresce l'incognita del bostrico: quando ci si accorge della sua presenza, l'insetto ha già creato parecchi danni. In quindici giorni le piante attaccate sono aumentate del 650 per cento. Dov'era riscontrato in venti alberi, questi, nel giro di meno di due settimane, sono diventati 150». La zona più colpita è la Val Visdende, un po' ovunque e con incredibile rapidità. Fino ad agosto il comprensorio era privo di focolai. In tre mesi, la situazione è diventata critica, con il bostrico che trova l'habitat preferito negli schianti a terra, ma non rifiuta di attaccare anche le piante ancora in piedi. Su un lotto pronto di circa 2mila metri cubi di Vaia, 500 sono in preda all'insetto. «Sono stati interpellati persino esperti dell'università di Padova conclude il presidente . L'unica soluzione è tagliare». Anche la Regola di Campolongo ha subito notevoli danni in Val Visdende e in Val Frison, dove ha dovuto sistemare rispettivamente 40mila e 10mila metri cubi di abeti. Finora sono stati recuperati 38mila: 31 nella prima zona, 7mila nella seconda. Ciò che rimane però si va deteriorando e non è più appetibile sul mercato del legname. «Diventa un problema trovare ditte interessate spiega Fermo Pomarè, guardia boschiva della Comunione familiare presieduta da Aldino Del Fabbro . Dove si è potuto lavorare, in zone pianeggianti, con il processore le operazioni si sono concluse ancora il primo anno. Restano gli schianti che necessitano di una teleferica, la cui installazione è stata però rallentata, fra l'altro, dalla pandemia e dal lungo inverno». Nel frattempo la dama bianca ci ha messo del suo, abbattendo, per esempio, altri14mila metri cubi del Consorzio e 3mila di Campolongo: alberi nuovi che sono più allettanti rispetto a quelli ormai vecchi e brutti di Vaia. 
 

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Il Gazzettino