In ospedale tra i 60 e i 75 anni, ecco quando i vaccini svuoteranno i reparti e si potranno allentare molti divieti. Pfizer, allarme consegne

Le prime vaccinazioni ai sanitari
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PORDENONE E UDINE - Quando la vaccinazione di massa tra la popolazione permetterà - anche senza le misure restrittive più dure (il lockdown, anche se soft) - di mitigare gli effetti della pandemia sul sistema sanitario? La chiave dev’essere ricercata nei dati che ogni giorno arrivano dai reparti Covid della regione e della provincia di Pordenone. In questo caso non si tratta di numeri grezzi, relativi all’occupazione dei posti letto, quanto piuttosto di analisi basate sull’età media dei pazienti che più di altri oggi subiscono le conseguenze maggiori dopo il contagio. Solo così si può capire su chi puntare per effettuare le vaccinazioni in modo mirato e contribuire a spegnere gli effetti peggiori della pandemia. 


I DATI
Si parte dai reparti diventati purtroppo simbolo del virus: le Terapie intensive. Messe a soqquadro durante la prima ondata, hanno retto meglio nella seconda, ma ora sono tornate in sofferenza. I letti di rianimazione servono ai pazienti più gravi, anche se proprio nella seconda ondata i decessi sono diminuiti, una tendenza che va di pari passo con il miglioramento dei trattamenti. L’età media, in Terapia intensiva, è “bassa”, o meglio più bassa rispetto a quella dei decessi. Se i pazienti deceduti a causa del Covid hanno in media 80-83 anni, quelli costretti a passare almeno una settimana in Rianimazione sono in media sessantenni. Significa che su undici ricoverati a Pordenone c’è anche qualche cinquantenne, oltre che qualche settantenne. Nei reparti di Area medica, invece, l’età media si alza, arrivando a superare i 70 anni. In questo caso si tratta spesso di pazienti che soffrono di altre patologie correlate all’età. Ed è proprio nei reparti di Area medica che oggi si può testimoniare in modo più fedele lo stato di sofferenza della sanità a causa del Coronavirus. Ed è lì, a quell’età media, che sarà necessario arrivare per diminuire la pressione negli ospedali attraverso il vaccino. La prima operazione decisiva, dopo quella che riguarderà gli ultraottantenni, sarà infatti quella dedicata agli ultrasettantenni: sono loro, infatti, a “intasare” le Medicine. Il programma vaccinale prevede che si possa partire tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo. Considerate le due dosi da somministrare, si può pensare di vedere i primi effetti tra aprile e maggio. Poi si passerà agli ultracinquantenni, in piena primavera. E lì si potranno vedere gli effetti anche sulle Terapie intensive. 
LA CAMPAGNA
Intanto dal Friuli Venezia Giulia arrivano buone notizie per quanto riguarda la campgana vaccinale. La regione, infatti, è tra le uniche quattro d’Italia ad aver superato il due per cento della popolazione immunizzata con la prima dose, assieme a Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Piemonte. Inoltre, probabilmente già da domani, si otterrà l’importante risultato di aver somministrato la prima fiala al 70 per cento degli ospiti delle residenze per anziani, i centri più colpiti dalla violenza del Covid sia nella prima che nella seconda ondata. Si attendono sempre notizie dalla gestione commissariale per sapere quando potrà partire la campagna vaccinale dedicata agli ultraottantenni. Il Fvg, grazie anche all’arrivo delle dosi del vaccino Moderna, è già pronto a far scattare la seconda fase. 
L’ALLARME

Stando alle ultime notizie che arrivano dal Belgio, dove è situato lo stabilimento produttivo della Pfizer, il ritardo nelle forniture, tagliate al momento del 29 per cento, influirà sui flussi verso il Fvg solo per una settimana. Ma Riccardi è preoccupato: «Valutiamo l’impatto sulla tabella di marcia in regione». La partita ridotta è in arrivo domani. Sono 28.069 i vaccini inoculati finora in regione, su 37.315 dosi disponibili.

 

 

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Il Gazzettino