Vaccini, medici di base contestano i dati: «Ci chiedono solo di andare a casa»

Consiglio regionale di Trieste
UDINE Chat infuocate e medici di base in rivolta sui numeri dell'adesione alla campagna vaccinale forniti in consiglio regionale dall'assessore Riccardo Riccardi,...

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UDINE Chat infuocate e medici di base in rivolta sui numeri dell'adesione alla campagna vaccinale forniti in consiglio regionale dall'assessore Riccardo Riccardi, rispondendo a un'interrogazione di Simona Liguori. Secondo quei dati, in regione sinora hanno aderito 229 professionisti, vale a dire quasi un terzo del totale, di cui 63 su 347 in AsuFc (il 18%), dove i dottori di famiglia hanno inoculato sinora 830 dosi, di cui 671 a domicilio, 6 in ambulatorio e 153 in strutture aziendali. Vale a dire in media una decina di dosi a camice bianco (contro le 37 del Pordenonese, dove si registrano numeri molto robusti). «Noi abbiamo cifre diverse», si arrabbia Khalid Kussini (Fimmg), che, invece, lamenta il fatto che non si offra ai dottori di famiglia la possibilità di immunizzare nei centri messi a disposizione da AsuFc. E anche per Stefano Vignando (Snami) «è un grosso equivoco utile solo a chi vuole gettare fango sulla medicina generale».


FIMMG

«La moneta ha sempre due facce. Io ho dati diversi - dice Kussini -. Solo nella Bassa, a San Giorgio, siamo oltre il 70%. Nella mia Aft a Latisana su 23 hanno aderito in 19. A San Giorgio quasi tutti... Tutti i colleghi con cui parlo vogliono partecipare, ma, nonostante ci sia un accordo firmato a novembre 2020, in cui si dice che i medici di base possono lavorare in ambulatorio, a domicilio o nei centri vaccinali, continuano a negare ai medici di farlo nelle postazioni o in ambulatorio. Ci chiedono solo di andare a casa. Ma allora, cosa si firma a fare un accordo?». Poi, c'è il nodo-vaccini. «Non ci sono sieri. Oggi avrei dovuto vaccinare ma sono libero perché non hanno flaconi da darmi. Questa settimana eravamo in bilico, ci hanno chiesto di non mettere in lista nessuno». Insomma, prosegue Kussini, «non è vero che i colleghi non vogliono vaccinare, ma se vogliono farlo in ambulatorio o in una postazione aziendale, AsuFc ancora nicchia. Perché? Perché qualcuno vuole fare passerelle elettorali? Ma vale la pena che un vecchietto debba stare un'ora o due fuori in fila quando potrebbe essere immunizzato dal suo medico? Ho due assistiti che dalla Bassa devono andare a Martignacco e un altro ad Azzano Decimo». Dai numeri forniti, aggiunge, «sembra che i medici di medicina generale non vogliano fare niente e non è vero. Ma mettano a disposizione le postazioni previste dall'accordo».


SNAMI

«Riccardi gioca con le parole. O forse non è neanche colpa sua. È errato l'approccio - dice Vignando (Snami), che non ha firmato l'accordo con la Regione -. C'è un equivoco di fondo. Un conto è l'adesione della medicina generale, pressocché totale. Un conto la partecipazione, che è diretta conseguenza del coinvolgimento: la medicina generale non può autocoinvolgersi. A Gonars abbiamo dimostrato che c'è una terza via fra l'inoculo nei centri vaccinali e il domicilio: il piccolo centro vaccinale di prossimità. In tre ore, in un pomeriggio, con altri due colleghi abbiamo vaccinato 44 persone. Quella è la soluzione».


ASUFC

Ma Denis Caporale, direttore in pectore di AsuFc (dal 1. maggio), precisa che nell'ordine di priorità vengono «prima i vaccini a domicilio» e «quando ci saranno vaccini, metteremo a disposizione anche i centri vaccinali». Preoccupata dai numeri emersi in aula Liguori, secondo cui «la regione viaggia a due velocità», quella del Pordenonese (73% di adesioni) e quella del territorio udinese (18%) e di Asugi (9,8%). «Di conseguenza, risultano altrettanto bassi i numeri delle vaccinazioni domiciliari (solo 2.272), nonostante lo scorso 10 marzo le prenotazioni superassero quota 7mila». Pronta la replica di Riccardi, che ha sottolineato come «il 97,2 per cento degli over 80 in Fvg ha già ricevuto la prima dose». Ma in aula ha tenuto banco anche la polemica sulla telemedicina per i pazienti covid, tema riportato d'attualità da Franco Iacop (Pd), che ha ricordato il progetto finanziato con la raccolta fondi avviata dalla Protezione civile regionale. La risposta di Riccardi («Stiamo incontrando difficoltà anche se le adesioni sono in aumento. Ad oggi hanno aderito 283 medici di medicina generale e sono stati consegnati 54 kit per 122 pazienti») non lo ha soddisfatto. Lo Snami lamenta che su questo «i medici di base e i loro sindacati non sono mai stati coinvolti».
 

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Il Gazzettino