Vaccini, via libera alla richiesta di Zaia: dose unica a chi ha avuto e sconfitto il Covid

Una sola iniezione di vaccino per chi ha avuto il Covid e l'ha sconfitto. È la svolta maturata ieri nel confronto tra le Regioni e il Governo: la proposta del...

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Una sola iniezione di vaccino per chi ha avuto il Covid e l'ha sconfitto. È la svolta maturata ieri nel confronto tra le Regioni e il Governo: la proposta del presidente Luca Zaia è stata accolta dal ministro Roberto Speranza, che ha annunciato l'imminente emanazione del parere favorevole da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, a cui farà seguito una circolare per l'attuazione della direttiva. «In questo modo il Veneto risparmierà già adesso 320.000 dosi», ha fatto i conti il leghista.

Vaccini, una sola dose

Evidentemente si tratta di cifre non di poco conto, in un periodo in cui le forniture europee sono in ritardo, le trattative regionali sugli acquisti-extra si trovano in una fase di stallo e i ragionamenti sulla produzione italiana sono ancora agli albori. Ad oggi nei magazzini nelle Ulss sono arrivate 509.520 dosi di PfizerBiontech, Moderna e AstraZeneca, a fronte di 1.046.210 previste, quando comunque la popolazione vaccinabile ammonta a 4,1 milioni di persone, che richiederebbero dunque 8,2 milioni di inoculazioni con gli attuali tre vaccini autorizzati da Ema. In realtà a metà marzo lo stesso ente regolatorio europeo dovrebbe approvare anche Johnson&Johnson, che è monodose, per cui i numeri sono destinati ad assottigliarsi. Ma intanto la campagna vaccinale arranca e così è stata pensata questa soluzione: disporre l'inoculazione unica per i guariti, che al momento in Veneto sono già 297.947, con la possibilità di aumentare ancora visto che verosimilmente sopravviverà anche la maggior parte dei 23.001 attualmente positivi.

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Richiamo

Naturalmente una simile decisione deve avere un fondamento scientifico, come ha spiegato Zaia durante la consueta diretta televisiva e social: «Ho chiesto al Governo che ci sia una circolare per cui chi ha avuto il virus e si vaccina, possa non fare il richiamo, secondo quanto prevede la direttiva dell'Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ndr.). Per le altre persone ho chiesto poi di valutare l'opportunità scientifica e organizzativa di pensare se non sia più conveniente fare una dose a tutti, piuttosto che due a pochi, dato che anche gli studi su AstraZeneca parlano di una risposta anticorpale del 90% già dopo la prima somministrazione».

Il parere Aifa

Ma se questa seconda richiesta richiede una riflessione più lunga, la prima ha già ottenuto una risposta. L'annuncio del ministro Speranza è stato battuto dalle agenzie di stampa quand'era ancora in corso la conferenza stampa a Marghera: «Il ministero della Salute ha già chiesto ad Aifa un parere sulla possibilità di somministrare una sola dose di vaccino a chi ha contratto il Covid. A seguito del parere che ci aspettiamo a breve verrà diramata una circolare». Commento a caldo di Zaia: «Penso di avere l'imprimatur...». Nel pomeriggio l'Ansa ha quindi fatto sapere di aver appreso che il via libera tecnico sarebbe ormai pronto. 


Dosi in Veneto

Secondo l'ultimo aggiornamento, finora in Veneto sono state somministrate 307.632 dosi e 109.935 sono le persone che le hanno ricevute entrambe, in questi primi due mesi di campagna vaccinale. «Stiamo tenendo fermo il 30% in maniera prudenziale ribadisce l'assessore Manuela Lanzarin per garantire il richiamo. Quando ci sono stati i primi tagli di Pfizer, abbiamo avuto paura di non riuscire ad assicurarlo. Finché non cambieranno le regole, la seconda iniezione deve avvenire dopo 21 giorni per Pfizer, dopo un mese per Moderna e dopo 12 settimane per AstraZeneca». Le fasi dell'operazione stanno procedendo in parallelo. «Il 15 febbraio specifica la titolare della Sanità è iniziata la coorte 1941 e il 22 febbraio è cominciata quella del 1940, mentre il 1° marzo toccherà al 1939. Fra sabato e lunedì le Ulss sono partite con il personale scolastico e alcune anche con le forze dell'ordine. Nel frattempo si sono svolte le prime riunioni organizzative per i 20.000 pazienti oncologici, i 5.000 trapiantati e loro familiari e i 500 malati di fibrosi cistica, a cui seguiranno i diabetici e i cardiopatici». 

Anticorpi

Intanto dal Partito Democratico è arrivata la proposta di un nuovo test. Ha spiegato Claudio Beltramello, coordinatore del gruppo strategico Sanità: «Gli studi indicano che circa il 4% dei vaccinati non risponde al vaccino. Basterebbe dosare gli anticorpi nel sangue e capire chi è protetto e chi non è protetto dopo la vaccinazione e quindi concentrare i controlli sulle persone rimaste suscettibili. Il costo vivo di questo esame è del tutto marginale: parliamo di circa 3 euro, quindi un valore di molto inferiore a quello di un singolo tampone. Lo stesso ragionamento vale per le persone guarite, per verificare se dopo tre mesi sono ancora protette dall'immunità naturale o meno e questo ha un impatto per esempio nella decisione se vaccinarle o meno».

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Il Gazzettino