Vaccini, ambulatori medici "scomparsi" dai radar: ecco perché

Vaccini, ambulatori medici "scomparsi" dai radar: ecco perché
PORDENONE E UDINE - Nel Friuli Venezia Giulia che arranca nella campagna vaccinale riferita alla terza dose, c'è un ulteriore elemento che contribuisce al rallentamento...

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PORDENONE E UDINE - Nel Friuli Venezia Giulia che arranca nella campagna vaccinale riferita alla terza dose, c'è un ulteriore elemento che contribuisce al rallentamento delle operazioni. E che soprattutto in provincia di Pordenone rappresenta una mancata occasione quasi inspiegabile, specie di fronte ai ritardi che si registrano nelle prenotazioni per i richiami del vaccino, con attese che negli hub del Friuli Occidentale superano anche i 30 giorni. Si sta parlando della possibilità, ad oggi quasi inesistente, di ricevere la terza dose nell'ambulatorio del proprio medico di famiglia. Dovrebbe rappresentare la soluzione più a portata di mano, si pensi ad esempio alle persone anziane, e invece l'operazione si è praticamente arenata, nonostante l'esperienza di quasi 12 mesi di campagna vaccinale.

IL NODO

I medici di base sono poco coinvolti in questa fase decisiva della pandemia. Trovare un professionista impegnato nella campagna vaccinale in ambulatorio è diventato quasi impossibile, soprattutto in provincia di Pordenone. La possibilità che era diventata concreta in primavera, quando anche i medici di medicina generale avevano ricevuto le dosi del vaccino e contribuivano a far aumentare le prime e le seconde somministrazioni, oggi sembra svanita. E di fatto a mancare è una vera alternativa rispetto alle vaccinazioni nei grandi hub, ormai in difficoltà nella gestione degli appuntamenti e soprattutto a corto di personale. Cosa sta succedendo? Perché è così difficile organizzare una campagna parallela per le terze dosi negli ambulatori dei medici di famiglia? A provare a spiegare quale sia il problema è il presidente dell'Ordine dei medici della provincia di Pordenone, Guido Lucchini. «Spesso le difficoltà nascono dal tipo di vaccino che si utilizza - illustra Lucchini -: il prodotto della Pfizer, ad esempio, una volta estratto dai freezer dev'essere utilizzato, mentre il vaccino di Moderna può essere conservato più a lungo in frigo». Il problema è che al momento l'Azienda sanitaria è disposta a fornire più che altro Pfizer, mentre Moderna finisce soprattutto negli hub. Il medico di medicina generale, quindi, deve essere certo di avere i numeri da smaltire in un determinato lasso di tempo, e molti di fronte a queste strettoie preferiscono non ordinare nemmeno le fiale dal magazzino dell'Azienda sanitaria. I pazienti rimangono così senza un'alternativa rispetto alle lunghe attese che si vedono nei grandi centri vaccinali.

PORTA A PORTA

 Un altro capitolo, e un altro tasto dolente, è quello delle vaccinazioni a domicilio, dedicate alle persone che per ragioni di salute non possono spostarsi da casa. La macchina dell'Azienda sanitaria (quindi il Dipartimento di prevenzione) in questo momento è ferma, ingolfata dal tracciamento dei contagiati e impegnata a pieni giri nella campagna vaccinale organizzata nei centri sparsi per tutta la regione. Ancora una volta, quindi, spetterebbe e spetterà ai medici di base contattare i propri pazienti non autosufficienti per le somministrazioni a domicilio. Ma allo stato attuale, soprattutto nel Friuli Occidentale, la maggior parte dei grandi anziani è ancora in attesa della terza dose in casa. Si tratta delle persone più a rischio. 

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Il Gazzettino