VENEZIA - Sempre meno partenze, per un tempo più breve, ma con il mare nel cuore: potremmo sintetizzare così i dati presentati oggi sul Gazzettino da Demos. L’Osservatorio...
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“Viaggiare non è altro che una seccatura: di problemi ce ne sono sempre più che a sufficienza dove sei”: questo aforisma di Charles Bukowski sembra davvero calzare a pennello per la situazione che vive il Nord Est. La crisi economica che ha investito l’area negli ultimi anni, infatti, ha profondamente cambiato le abitudini dei nordestini. Tra le principali rivoluzioni c’è proprio quella della vacanza estiva, un tempo rito collettivo che si svolgeva preferibilmente nelle due settimane centrali di agosto e in una delle numerose località di mare della penisola.
E oggi? Chi parte? Negli ultimi anni, la quota di persone che vanno in vacanza sono diminuite di 10 punti percentuali, scendendo dal 45% del 2001 all’attuale 35%. A fare la valigia sono la maggioranza degli under-35 (53-56%), ma anche coloro che hanno tra i 35 e i 44 anni partono in misura superiore alla media dell’area (44%). Chi parte, inoltre, lo fa per meno tempo: se nel 2001 la durata più frequente arrivava fino a quindici giorni (52%), oggi il 60% sceglie di limitare a una settimana o meno il periodo di riposo. I più rigorosi delle vacanze brevi sono i giovani (25-34 anni, 71%) e gli over-65 (72%). Quello che sembra non cambiare, invece, è la passione per il mare (73%), mentre la montagna (14%) e visite a città d’arte (9%) appaiono scelte più di nicchia. Il mare, poi, accomuna la stragrande maggioranza dei vacanzieri fino ai 64 anni, mentre la montagna è la scelta preferita dagli over-65 (49%).
E chi resta, invece? È sempre più popolosa la percentuale di nordestini che non parte, infatti. Nel 2001 era il 42% a fare questa scelta, ma già nel 2008 la quota aveva sfiorato la maggioranza assoluta (49%), soglia ampiamente superata oggi, con il 59% degli intervistati a dichiarare che non partirà in questa estate 2015. Sono soprattutto persone adulte, tra i 45 e i 64 anni, a decidere di rimanere a casa (66%), anche se la percentuale più alta la possiamo rintracciare tra gli over-65 (76%). Oltre ad essere aumentati coloro che restano, sono mutati anche i motivi per restare. Se nel 2001 le ragioni legate a malattia o anzianità (32%) superavano di poco quelle riconducibili a difficoltà economiche (30%), oggi, è chiaramente il fattore economico a predominare (51%), mentre le cause di forza maggiore sembrano meno rilevanti (17%), così come chi preferisce rimanere a casa (15%) o quanti non possono assentarsi dal lavoro (31%). In particolare, il fattore economico appare la prima ragione per le persone di età centrale (25-64 anni) che non andranno in vacanza. Gli anziani, invece, non partono più per acciacchi dell’età (42%) o perché preferiscono rimanere a casa (32%), mentre gli under-25 restano a casa perché lavorano (49%). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino