Uve di Prosecco Doc in eccesso sui vigneti Declassamento per chi non le abbatte

Un mezzo meccanico getta a terra le uve prodotte in eccesso
La notizia non è ancora ufficiale ma è confermata: Valoritalia, società leader in Italia nel controllo e nella certificazione dei vini a Denominazione...

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La notizia non è ancora ufficiale ma è confermata: Valoritalia, società leader in Italia nel controllo e nella certificazione dei vini a Denominazione d’origine, avrebbe chiesto al Consorzio Doc che le uve in eccesso vengano vendemmiate e messe a terra, pena il declassamento del vigneto da Prosecco doc a vino frizzante. In questi giorni non è dunque inusuale vedere le vendemmiatrici meccaniche che raccolgono le uve tra i filari con i portelloni aperti: il raccolto cade sull’erba e macera al sole. 

 
I tecnici di Valoritaria vogliono accertare che l’uva in eccesso, non vendemmiata perchè oltre il massimale consentito, non solo non si presti ad altri usi, ma non mandi in sofferenza la pianta. I vigneti trovati in difetto rischiano la sanzione e il declassamento. È la prima volta che una misura di questo genere viene applicata al prosecco. Se ne parla da qualche giorno nell’ambiente, ma la conferma ufficiale non è ancora stata diramata. Quello che invece si vede sempre più spesso è la scena di tanto prodotto sparso nei campi, di glera in eccesso ovunque. Una scena che fa male agli agricoltori, male ai consorzi e male all’economia del prosecco. E nonostante questo i controlli si fanno più stringenti. Il massimale esiste a tutela del prodotto: se si eccede l’eccedenza è persa.
L’intervento di Valoritalia è importante nella misura in cui in un mercato sempre più attento al rispetto dell’ambiente e alla genuinità dei prodotti, la certificazione diventa una scelta competitiva. Una scelta in cui fortemente crede il consorzio della Doc. Per mantenere il livello di qualità e il mercato del prosecco, si è optato per una misura estrema ma necessaria. Il senso dell’obbligo di vendemmia a terra è quindi triplice: da un lato si vuole preservare il vitigno per il prossimo anno, nel timore di una produzione dimezzata. Poi ci sono le quote e gli obblighi. E, da ultimo il timore che quelle uve vengano poi utilizzate per fare passito o grappa. Per questo Valoritalia prescrive ai viticoltori di effettuare egualmente la vendemmia, pur se antieconomica, e lasciare l’uva a terra, proprio sotto i filari. E’ l’ultimo atto di quella che verrà ricordata come la grande abbuffata del 2018. Glera a perdita d’occhio, cantine sociali che scoppiano, vino che si svaluta, produttori che vedono andare al macero quintali di prodotto, svendite online di uva.

Un corto circuito al quale il Consorzio cerca di reagire facendo rispettare in maniera sempre più stringente le regole. «I massimali sono stati introdotti proprio per questo, evitare che comportamenti individuali danneggino tutto il settore» spiegava il presidente della doc Stefano Zanette nelle scorse settimane in merito alla produzione oltre i massimali. Ma non accenna a spegnersi il subbuglio tra i produttori. Da un lato i conferitori lamentano un’annata fenomenale ed eccedenze che non si riescono a smaltire. Dall’altra il consorzio richiama all’ordine e mette i puntini sulle i. «La programmazione in agricoltura è, oggigiorno, imprescindibile. Nonostante questa, si può comunque incorrere in errore, ma il rischio è decisamente più contenuto. Oggi, invece, le scelte individuali di taluni imprenditori appaiono ora in tutta la loro drammaticità. Fortunatamente -ribadiva- con il blocco degli impianti, il Consorzio ha preservato il valore del Prosecco». Scongiurato il rischio di vinificazione di quantità in eccedenza e il tranello svalutazione, oggi l’occhio si rivolge al vitigno. L’uva in surplus non può quindi trovare altra destinazione che il macero. Pena la crisi di un’intera filiera produttiva.
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Il Gazzettino