Sottrae un anello e si barrica nudo a San Zulian: il cuore di Venezia sotto scacco per tre ore

L'intervento della polizia locale
VENEZIA - Un’area nevralgica della città, tra San Marco e Rialto, sotto scacco per tre ore e mezza a causa di uno squilibrato che prima si era denudato nella...

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VENEZIA - Un’area nevralgica della città, tra San Marco e Rialto, sotto scacco per tre ore e mezza a causa di uno squilibrato che prima si era denudato nella chiesa di San Zulian e aggirandosi minaccioso tra i banchi e gli altari, sotto gli occhi sbalorditi delle forze dell’ordine e del personale del Suem 118. Il protagonista è un giovane dell’Est europeo, pare di nazionalità romena, che evidentemente aveva notevoli problemi psichiatrici che culminavano in un’estrema aggressività. Il fatto è accaduto tra le 11 e le 14.30 circa a pochi passi dove il ministro Salvini incontrava il sindaco, il presidente della Regione, il prefetto sul tema della salvaguardia della città.

IL FURTO
Nella zona del campo, chi lavora lì lo aveva già notato aggirarsi da qualche giorno con fare strano, ma più di tanto non aveva suscitato allarme.
Ieri mattina l’uomo si è presentato in un negozio di artigianato veneziano chiedendo al titolare “Mi fai vedere gli anelli?”, facendo capire che cercava oro. Il commerciante, che si era insospettito, ha tirato fuori degli anelli d’argento placcato oro, il “cliente” ne ha indossato uno e poi se n’è andato. Il commerciante ha pensato di evitare lo scontro, poiché aveva visto forse dallo sguardo che c’era qualcosa che non andava e ha chiamato la polizia locale. Gli agenti sono arrivati subito, ma lui era riuscito prima a dileguarsi per poi ricomparire all’interno della chiesa di San Zulian, dove ha offerto un triste spettacolo.

NUDO IN CHIESA
Entrato all’interno, si è tolto tutti i vestiti rimanendo in mutande, aggirandosi senza sosta tra i banchi riservati ai fedeli e sgranando occhi felini verso chi lo osservava, chi con paura e chi con disprezzo. Sul posto c’era anche il rettore e parroco di San Moisè e di San Salvador, don Roberto Donadoni.
«Verso le 11 - racconta - dalle telecamere vedevo che c’erano movimenti strani in chiesa. Dopo due minuti la conferma: mi chiama il sacrestano dicendo che c’era una persona in mutande, così mi precipito lì. Si vedeva che c’era uno squilibrio mentale e che era molto aggressivo. Gli sforzi delle pattuglie dei vigili per ammansirlo e convincerlo a rivestirsi e ad uscire si erano rivelati inutili: non parlava e continuava a girare la chiesa si fermava davanti al crocifisso. Ad un certo punto, un vigile mi ha chiesto di provare a convincerlo. Lo ho avvicinato dicendo che ero lì per aiutarlo e ho notato che piangeva. Ma non stava crollando. Lo ho portato - prosegue - davanti all’altare della Madonna, ho detto “sai chi è questa? È la mamma di Gesù”. Ma non parlava e anzi si era buttato a terra. “Perché fai così? - gli ho chiesto - e lui ha pronunciato una sola parola che potevo capire: papà. Alla fine, dopo averlo convinto a rivestirsi, all’uscita della chiesa mi aveva fatto cenno di volermi tagliare la gola».
Anche all’esterno, però, non è stato facile contenere l’uomo malgrado il numero di agenti impegnati. Campo della Guerra e il ponte sono rimasti quasi chiusi e le attività (gondole, bar, ristoranti) fino a quasi le 15 non hanno potuto lavorare.


Poi l’uomo è stato portato in ospedale per accertanti. L’anello è stato recuperato e restituito.
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Il Gazzettino