Università verso il voto, la candidata Daniela Mapelli: «Ecco il mio piano per il Bo»

Daniela Mapelli, prorettrice alla Didattica e docente di Neuropsicologia
PADOVA Collaborazione con la città, accelerazione sui preparativi per gli 800 anni e spinta per la creazione di nuovi corsi di laurea. Daniela Mapelli, prorettrice alla...

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PADOVA Collaborazione con la città, accelerazione sui preparativi per gli 800 anni e spinta per la creazione di nuovi corsi di laurea. Daniela Mapelli, prorettrice alla Didattica e docente di Neuropsicologia, sta promuovendo la sua candidatura per il posto di futuro rettore del Bo. O meglio rettrice visto che potrebbe essere la prima donna a capo dell’Ateneo patavino. 


«Non ambisco ad essere votata in quanto donna, spero che si riconosca in me una figura in grado di guidare l’università indipendentemente dal genere – dice – Sicuramente un segnale positivo c’è: in 799 anni nessuna donna ancora si era candidata. Già questo fa capire che culturalmente sta cambiando qualcosa». 
Potrebbe festeggiare gli 800 anni del Bo come rettrice. 
«È motivo di orgoglio sapere di avere una storia così lunga e importante. Non ci sarà un’unica manifestazione, sarà un anno caratterizzato da incontri, dibattiti, conferenze. Dobbiamo accelerare, quello sicuramente. Dopo un anno e mezzo di pandemia che ha fermato quasi tutto, le cose da fare sono tante e speriamo che gli 800 anni coincidano con la ripresa degli eventi in presenza».
Accelerare in che modo? 
«È una vetrina non solo per l’Università di Padova ma per tutta la città. Mi piacerebbe che ci fosse una forte collaborazione tra mondo universitario e cittadinanza, il patrimonio che abbiamo a Padova è sia tangibile, con i musei, i palazzi, le collezioni, sia intangibile cioè quei valori che hanno caratterizzato la nostra storia e ci faranno da guida nel futuro. Un patrimonio che può essere valorizzato anche sfruttando questa importante ricorrenza». 
Può legarsi alla candidatura Unesco dell’Urbs Picta?
«Certo. L’università ha già collaborato in tal senso ma si può fare di più. I musei non sono solo luoghi dove esibire reperti, sono luoghi che possono diventare laboratori di ricerca. E perché no, attrarre futuri studenti dall’estero digitalizzando il patrimonio e permettendo di vederlo anche al di fuori di Padova e dell’Italia. Si può fare rete con i musei cittadini, per esempio con un biglietto unico e la creazione di percorsi». 
Se venisse eletta avrebbe a che fare con sfide edilizie non da poco, come il campus all’ex caserma Piave: come cambierà il volto della città? 
«Nella progettazione c’è stata molta attenzione alla città, nel rispettarne la storia e la topografia. Il suo centro ha una forma ellittica che si ispira all’isola Memmia. I cittadini potranno attraversare il campus liberamente, è stato studiato nei dettagli il percorso. Più che cambiarne il volto, si integrerà». 
L’altra grande opera è il nuovo ospedale, come lo immagina? 
«L’università non è il solo attore coinvolto, ci sono anche Comune, Regione e Provincia con i quali abbiamo sempre dialogato e dobbiamo continuare a farlo. Il nuovo ospedale sarà caratterizzato da una nuova filosofia che mette la persona al centro. E non dobbiamo concentrarci solo su Padova Est, ma anche su ciò che resterà al Giustinianeo. Il progetto vedrà una forte connessione tra ricerca, didattica e parte assistenziale. Al Giustinianeo resterà il pronto soccorso e sorgerà il polo della salute della donna e del bambino». 
Secondo le ultime classifiche, la didattica del Bo occupa i più alti posti in classifica, si può migliorare ancora di più? 
«Si può sempre migliorare. Tutta la comunità, docenti, personale tecnico-amministrativo, studenti hanno contribuito a questi ottimi risultati. Credo che sia necessario creare nuovi corsi di laurea che intercettino le nuove professioni richieste dal mercato, per le quali la trasversalità delle competenze è fondamentale. E spingere ancora di più sull’internazionalizzazione, che dà beneficio anche alla città». 
Qualcuno critica il fatto che si presenti agli incontri con il suo vicario designato, il professor Giancarlo Dalla Fontana. 
«Su più di venti incontri ha partecipato a quattro di questi perché era stato espressamente invitato dai direttori di dipartimento. Sarebbe stato scortese declinare l’invito e comunque il programma lo illustro io, non trovo così bizzarro che ad alcuni incontri sia stato presente». 
Si dice anche che abbia l’appoggio ufficioso dell’attuale rettore, Rosario Rizzuto. La sua sarà una candidatura in continuità? 

«Sono una persona molto indipendente. Collaborativa ma non teleguidata. Ogni rettorato si insedia in contesti storici e sociali differenti, le prossime sfide da affrontare saranno altre e il futuro rettorato sarà quindi per forza di cose diverso». 
 

 

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Il Gazzettino