VENEZIA Sono rimasti in pochi. Ridotti drasticamente dall’emergenza covid-19 che tra marzo e febbraio aveva spinto tanti universitari fuorisede, con alloggio a Venezia, a...
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In questi mesi, con le lezioni che si sono trasferite online, la stragrande maggioranza dei fuorisede ha continuano a seguire i corsi e a fare gli esami da casa. Con la fine del lockdown, ma non delle lezioni a distanza, qualcuno è tornato. Ma i più sono rimasti a casa, probabilmente anche per una questione di costi. Uno spaccato della situazione lo offrono le residenze studentesche dell’Esu che gestisce, direttamente o indirettamente, 694 posti. Prima della pandemia ne erano occupati 604, poi precipitati a 165 studenti (24%); 439 gli studenti (63%) che hanno deciso di lasciare le strutture; 90 (13%) quelli che non hanno confermato la prenotazione per il secondo semestre, in quanto legati a programmi di mobilità internazionale sospesi dagli atenei. A giugno c’è stato qualche rientro, per lo più per ritirare bagagli, ma non più di una ventina è rimasto.
Ora cosa succederà a settembre, con l’inizio del nuovo anno accademico? Molto dipenderà dall’offerta delle università, oltre che naturalmente dall’andamento dell’epidemia. Sia Ca’ Foscari che Iuav punteranno su un’offerta mista: in parte a distanza, in parte in presenza. Entrambe dovranno contingentare l’accesso alle aule. Ca’ Foscari ha messo a punto un sistema di prenotazioni delle lezioni, con un algoritmo per garantire una rotazione degli studenti che avranno accesso alle aule. Questo per tutto il primo semestre, quando sarà comunque garantita la possibilità di seguire i corsi online. Ed ecco che qualche fuorisede potrebbe trovare più conveniente restare a casa.
Allo Iuav c’è al lavoro una commissione che sta studiando una modalità mista di lezioni, con l’obiettivo di riaprire per quanto possibile le sedi. Tra le ipotesi, quella di nuovi orari, con doppi turni e aperture anche il sabato. Nonché quella di favorire le lezioni in presenza delle matricole, per agevolare il loro ingresso nel nuovo mondo universitario. Un quadro ancora incerto per un’organizzazione tutta la sperimentare.
Come risponderanno studenti e famiglie che devono sobbarcarsi la spesa di un posto letto in un momento così difficile? Lo si capirà nelle prossime settimane, quando si apriranno le iscrizioni. Chi gestisce le residenze studentesche oscilla tra ottimismo e preoccupazione. In questo quadro di inserisce anche la proposta partita dallo Iuav di utilizzare le case per turisti, rimaste vuote causa coronavirus, proprio per gli studenti. Idea che piaciuta al Comune, da cui era nata una convenzione con le associazioni dei proprietari e dei gestori. Proprio in questi giorni Study in Venice - il polo che riunisce i due atenei veneziani, conservatorio e accademia - sta lavorando ad una piattaforma informatica che gestirà le interazioni tra domanda e offerta di appartamenti e a cui potranno rivolgersi gli studenti e i proprietari di case.
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Il Gazzettino