Riconoscimento Unesco ai Colli Euganei, quali saranno le regole da rispettare

Il riconoscimento farà dell'area euganea la terza riserva della biosfera presente nel Veneto (dopo quella del Monte Grappa e del Delta del Po)

Colli Euganei, il dossier all'Unesco
COLLI EUGANEI - Non sarà un nuovo ente che si sovrappone all'Ente Parco, per imporre ulteriori limiti. La Riserva della Biosfera che racchiude i Colli Euganei è...

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COLLI EUGANEI - Non sarà un nuovo ente che si sovrappone all'Ente Parco, per imporre ulteriori limiti. La Riserva della Biosfera che racchiude i Colli Euganei è destinata, entro il 2024, ad essere riconosciuta dall'Unesco, costituisce invece un progetto di crescita delle collettività che ne fanno parte, fondato su forme di equilibrio fra uomo e natura, in una sorta di sintesi fra le esigenze di un territorio molto fragile eppure condizionato da dinamiche di sviluppo intense. Questo in sostanza l'architrave di sviluppo del Dossier, ormai in fase di conclusione, per chiedere il riconoscimento internazionale dell'area euganea. Il documento di oltre 300 pagine attende solo l'approvazione dei consigli dei 15 comuni dei Colli. Poi avverrà, entro maggio, la consegna al Ministero per eventuali revisioni. Ed entro il settembre successivo, la consegna definitiva, destinata ad approdare da Roma alla sede dell'Unesco. Il riconoscimento farà dell'area euganea la terza riserva della biosfera presente nel Veneto (dopo quella del Monte Grappa e del Delta del Po) e la ventunesima del suolo nazionale.

Il dossier

Due i contenuti fondamentali che si colgono sfogliando il Dossier. Il primo è espresso dai numeri. La Riserva della Biosfera euganea va ben oltre le dimensioni del Parco Colli. Ai circa 18 mila 700 ettari del Parco infatti l'ambito presto riconosciuto dall'Unesco ne oppone quasi il doppio, includendovi tutta l'area termale, i centri urbani più popolosi oltre ai distretti urbani ed economici. Il secondo contenuto è costituito dalle "zonizzazioni" che caratterizzeranno un'area cosi vasta. La Riserva della Biosfera ne individua tre, che si sviluppano in modo quasi concentrico. La prima è nominata "core zone" e coincide con quella sottoposta ai vincoli di tutela più stringenti sanciti dalle norme dell'Ente Parco. Il Dossier include nella "core zone" ben 9 "isole" coincidenti con le sommità dei colli, dal Monte Venda e Rua, al Monte Grande, Ventolone, Ceva e Monte Ricco. La seconda viene classificata dal Dossier come "Buffer Zone" e rappresenta l'ambito in cui sono collocate le colture più tipiche dei colli, in gran parte costituite da vigneti, frutteti ed oliveti, in una sorta di corona protettiva dei punti più vincolati, anche se caratterizzata da una forte presenza dell'uomo. La terza zona, denominata "transition zone" fa parte del vasto territorio situato ai piedi dell'area colli, comprendente le città termali e gli insediamenti urbani e produttivi non sottoposti a vincoli ambientali.

Le indicazioni

Le "regole" imposte dalla Riserva sono declinabili per tutte le aree ed impegnano le rispettive comunità ad osservarle. Come? «La core zone - spiega il vicepresidente dell'Ente Parco, Antonio Scarabello - impone delle logiche di gestione del territorio legate alla tutela della flora, della fauna, degli ecosistemi. Nella "buffer zone" il codice di qualità internazionale impone ad esempio un orientamento delle aziende agricole ad un codice biologico, soprattutto nell'ambito delle produzione vitivinicola. Nella "transition zone" la condizione di qualità per mantenere il riconoscimento Unesco non è di minor importanza. Un esempio? Gli alberghi dovranno adottare codici di riduzione energetica mentre tutto l'aspetto urbanistico circostante dovrà osservare misure di riduzione del consumo del suolo».

Questo il motivo per il quale le associazioni di categoria e gli stessi comuni avevano guardato con diffidenza il riconoscimento Unesco. La delimitazione dei confini delle zonizzazioni, è stato un oggetto di confronto continuo e dibattuto. «Mesi di incontri e confronti con tecnici e esperti - ha spiegato Scarabello - sono stati l'opportunità per ripensare il destino del nostro territorio negli anni a venire. Cogliendo tutti i vantaggi di vivere e governare un ambito qualificato per l'unicità del suo equilibrio». 

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Il Gazzettino