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VENEZIA - Un vero "cognomen omen", quello di Stefano Pepe, chef e presidente della Federazione Italiana Cuochi Veneto. Una carriera nel mondo dell'alta cucina che l'ha portato a guidare la rappresentanza di Fic Veneto che sabato in Arsenale ha ricevuto dal ministro Lollobrigida il premio alla cucina tradizionale veneta, nell'ambito della campagna per la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale Unesco. «Per noi è motivo d'orgoglio che la prima a ottenere questo riconoscimento sia il Veneto - spiega orgoglioso - Da anni mi occupo di comunicazione e collaboro con i giornali. Il presidente Rocco Pozzulo mi ha incaricato di dare un'impronta più dinamica alla comunicazione di Fic. Ora siamo presenti su tutto il territorio nazionale e abbiamo dei grandi riscontri, anche fuori dall'Italia».
Premio cucina tradizionale veneta
Un cuoco giornalista, quindi? Diciamo che mi diletto a scrivere, ovviamente di cucina.
Pepe ha a cuore soprattutto le nuove generazioni di cuochi, quelli che rischiano di perdere interesse nella professione. «Che i giovani vadano all'estero, in questo lavoro, è una tappa obbligata: io a 18 anni ero a Londra a lavorare. Un cuoco deve conoscere le altre cucine, così come le lingue: ciò va a beneficio della professionalità. Il nostro lavoro è bellissimo ma richiede molti sacrifici se si vuole avere una soddisfazione economica: quando ho cominciato c'era la possibilità di entrare in ambienti di alto livello e cucinare per il jet set. All'inizio guadagni poco ma ti rifai: io a 26 anni già guadagnavo il doppio di mio padre». Il premio alla cucina veneziana è la dimostrazione che a tavola non esistono confini geografici: «La cucina veneta ha attinto a più culture, come è naturale per una civiltà basata sul commercio e i viaggi. Il Veneto è riuscito a creare una cucina che spazia a 360 gradi per varietà e ricette ma tutta l'Italia è così: infatti è improprio parlare di cucina italiana, sarebbe più giusto dire regionale, perché ogni angolo di Italia ha le sue particolarità».
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