Unabomber, battuta d'arresto sulle indagini, Paniz: «Reperti in condizioni disastrose»

L'avvocato Patelmo: "Usciti centinaia di volte dalla cancelleria, chi li ha maneggiati?"

Unabomber, reperti
BELLUNO - «Quei reperti sono in condizioni disastrose». Non usa mezzi termini l'avvocato Maurizio Paniz difensore storico di Elvo Zornitta, uno degli indagati...

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BELLUNO - «Quei reperti sono in condizioni disastrose». Non usa mezzi termini l'avvocato Maurizio Paniz difensore storico di Elvo Zornitta, uno degli indagati nell'inchiesta bis di Unabomber. Prove che sono state custodite in questi anni in una umida stanza di Trieste, da dove sono uscite e rientrate più volte, con conseguente possibile compromissione. Da lì riparte l'indagine per dare un volto al bombarolo che agì tra il 1994 e il 2006 nel nordest. Un'inchiesta bis che vede iscritte nel registro degli indagati 11 persone. Tra queste anche il bellunese Galliano Zornitta (fratello di Elvo): bancario ora in pensione, che abita a Belluno.


IL PRECEDENTE
Ma sembra esserci una vera e propria maledizione sulle indagini che da quasi 30 anni stanno cercando di dare un volto a Unabomber. Il primo capitolo della vicenda ricordiamo che si concluse con lo scandalo della prova "ritoccata" le famose forbici. Elvo Zornitta venne scagionato, ma l'errore nelle indagini pesò sulla sua vita come un macigno. «Nel primo caso è aberrante quello che è stato fatto: una follia», ricorda l'avvocato Paniz. Proprio visti i precedenti non si possono ripetere errori: ma quei reperti in questi anni sono usciti dalla sala corpi di reato più volte e maneggiati anche da un giornalista non convincono le difese.


I DUBBI
L'inchiesta bis riaperta dalla Procura di Trieste non sarebbe nata con il piede giusto. Ne è convinto l'avvocato bellunese Paolo Patelmo, che difende Galliano Zornitta e fin dall'udienza di incarico ai consulenti il 13 marzo scorso aveva chiesto di acquisire i verbali di apertura e chiusura dei corpi di reato, per vedere le movimentazioni che in questi anni avessero interessato i plichi con i reperti. Il pm si era opposto, ma il giudice ha ammesso l'acquisizione «Questi corpi di reato - ha spiegato Patelmo - sono stati aperti e usciti centinaia di volte dalla cancelleria: per poter vedere chi li ha maneggiati è necessario vedere i verbali di apertura e chiusura dei sigilli e il registro cartaceo della cancelleria dei corpi di reato».


LA SORPRESA
Ma quella era solo la premessa: poi la sorpresa. Martedì sono state sospese le operazioni sui reperti, che stavano iniziando nei laboratori del Ris di Parma, incaricati dalla Procura alla presenza dei periti di parte. Il consulente genetista forense del Tribunale di Roma, dottor Enrico Pagnotta, incaricato dalla difesa di Galliano Zornitta, inquadra la situazione: «Quando nei mesi scorsi sono stati aperti i plichi riguardanti tutti i reperti, riguardanti tutti gli anni in cui sono stati fatti gli attentati si è accertato che erano innumerevoli e sono stati selezionati quelli di interesse per il tribunale di Trieste: ovvero 10 reperti da analizzare». Una volta aperti i plichi dal consulente incaricato dalla Procura, il comandante dei Ris di Parma, il colonnello Giampietro Lago, è emerso come fossero molti di più. «Il colonnello Lago ha quindi ritenuto di interrompere le operazioni peritali e ha rimandare la decisione all'autorità giudiziaria», spiega Pagnotta.


L'INTERROGATIVO


Ma la verità nel mistero Unabomber può veramente arrivare da quei reperti mal conservati e forse compromessi? Il Dna che si estrapolerà da quei reperti, pur con le tecniche innovative di oggi, può diventare una prova granitica? Sappiamo che l'inchiesta bis è stata aperta su sollecitazione di un'inchiesta giornalistica, ma tra i corridoi del palazzo si mormora che l'autorità giudiziaria non avesse visto fisicamente i reperti. E che quindi non ci fosse contezza di quanti fossero. Sarebbe stato indicato un nastro isolante e poi nel plico ne sarebbero spuntati 5. Resta da capire se tracce del Dna siano state conservate e se il profilo che si otterrà sia sufficientemente pulito e non degradato per risolvere dopo 30 anni questo rebus. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino