UDINE - I resti di un lago di 20mila anni fa, quindi del tardo Pleistocene e primo Olocene, poi prosciugatosi, sono stati scoperti nel Kurdistan iracheno, nella regione di Dohuk,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Da cinque anni la spedizione udinese passa a setaccio una vasta regione di circa 3mila chilometri quadrati. Quest’area è stata concessa nel 2012 in licenza all’Università di Udine dalle autorità regionali del Kurdistan iracheno e da quelle centrali di Baghdad e rappresenta una delle più ampie concessioni mai rilasciate a una missione straniera in Iraq.
Le scoperte del periodo preistorico
Grazie alle indagini nella regione settentrionale dell’antica Mesopotamia è stata ritrovata una spessa sequenza di sedimenti appartenente a un lago esistito durante il tardo Quaternario, a partire da 20mila anni fa, e prosciugatosi in epoche più recenti. Per Andrea Zerboni, geoarcheologo dell’Università di Milano che collabora con la missione udinese, il campionamento della sequenza lacustre e lo studio di questi sedimenti e degli antichi pollini contenuti permetteranno di ottenere dati sull’ambiente e sul clima antichi. Durante le ricerche sono state anche identificate grotte, ripari e aree di frequentazione delle antiche popolazioni preistoriche. Centinaia di strumenti in selce e ossidiana, lame, raschiatoi e semplici schegge di lavorazione sono stati rinvenuti nei nuovi siti preistorici individuati dai ricercatori, a dimostrazione della fondamentale importanza della regione di Dohuk per la conoscenza della preistoria della Mesopotamia settentrionale. Inoltre, le 3 nuove miniere di selce scoperte vanno ad aggiungersi a quelle già precedentemente identificate dal progetto udinese. Le ricerche degli archeologi dell’Ateneo friulano, coadiuvati dagli specialisti delle università di Milano e di Roma “La Sapienza” per la ricostruzione del paesaggio preistorico e naturale, si sono concentrate sull’occupazione della regione durante il periodo compreso tra 1,8 milioni e 6-5 mila anni fa.
I nuovi siti
Sono oltre 150 i nuovi siti archeologici identificati quest’anno. Complessivamente, in 5 anni di ricerche, i siti individuati nella regione sono 982. Si tratta non solo di antiche città, ma anche di piccoli villaggi rurali, grotte e ripari, necropoli, mulini, pozzi, cave, fornaci, recinti per animali, canali e antichi percorsi stradali. Prima dell’inizio del progetto la regione di Dohuk era quasi completamente inesplorata ed erano censiti solo una dozzina di siti archeologici.
Gli antichi canali assiri
La campagna 2016 si caratterizza anche per lo scavo di due sondaggi archeologici lungo il complesso e monumentale sistema di canali costruito a cavallo fra VIII e VII secolo avanti Cristo, che si estende per quasi 250 chilometri. Sono stati raccolti dati sulle tecniche di costruzione, sulla portata e sulla manutenzione di questi canali; è stato individuato e portato parzialmente alla luce un antico percorso stradale costruito probabilmente in età persiana, quando l’antico acquedotto assiro di Jerwan, lungo il percorso di uno dei canali, fu abbandonato come conseguenza del collasso dell’impero assiro nel 612 avanti Cristo. Nei secoli successivi l’acquedotto fu trasformato in un ponte su un corso d’acqua da cui partiva un’importante via di comunicazione.
Alla ricerca della storica battaglia di Gaugamela
Le indagini degli archeologi udinesi hanno confermato che la storica battaglia di Gaugamela vinta da Alessandro Magno contro il re persiano Dario III si svolse probabilmente nella piana di Navkur, al cui centro si trova il sito archeologico di Tell Gomel. Grazie a una precisa ricognizione delle fonti testuali unita a una esplorazione topografica sul campo è stato accertato che la zona ha le caratteristiche geografiche e topografiche presenti nelle antiche descrizioni della piana di Gaugamela. Grazie a questo studio dettagliato del team dell’Ateneo friulano, di cui fa parte anche lo storico polacco Michał Marciak dell’Università di Rzeszów, è stato possibile identificare anche la possibile posizione degli accampamenti dell’esercito persiano e di quello macedone. La vittoria a Gaugamela permise ad Alessandro di aprirsi la strada per la conquista di Babilonia, Susa, Persepoli ed Ecbatana, capitali dell’impero della dinastia achemenide. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino