Un capriolo albino nel cuore del Montello

Un capriolo albino nel cuore del Montello
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VOLPAGO
Un capriolo albino è una assoluta rarità. E ancor più lo è poterlo immortalare non nel cuore del Montello, in mezzo agli alberi e aree deserte, ma a due passi dalla pianura, vicinissimo allo stradon del bosco, dove passano pedoni, bici e anche qualche auto. Eppure, è accaduto l'altro ieri a Volpago, dove due diverse mani hanno potuto ammirare l'esemplare e scattare delle foto.

LA SEGNALAZIONE
«Lo abbiamo visto -spiega Andrea Favero- a Venegazzù fra la presa 15 e la 16, appena sopra il canale Brentella, in un campo. Dalla macchina, mio padre ha potuto scattare delle immagini». E la foto lo immortala leggerissimo e magro mentre corre nel prato. Non senza trasmettere anche un'idea di fragilità. Analoga la segnalazione di Elena Gallina, che aggiunge: «mi era già capitato in passato di vederne uno, ma all'interno del bosco. Potrebbe trattarsi dello stesso animale. Non ho avuto però la sensazione che stesse bene, sia per il modo in cui correva sia per la poca decisione con cui si è allontanato nel vederci».
La doppia segnalazione attira non poco l'attenzione dato che gli animali di quel colore e con quelle caratteristiche sono rarissimi; nascono bianchi a causa dell'albinismo, una variante genetica che toglie colore al pelo della cute e alle mucose. Si differenziano dagli altri caprioli anche per il colore dell'iride dell'occhi, che non possono produrre melanina.
A RISCHIO
Ovviamente l'essere bianchi rende la vita in natura più difficile agli animali albini che non possono mimetizzarsi nell'ambiente e sono quindi più esposti ai predatori. Per lo stesso motivo, inoltre, vengono isolati dagli altri componenti del branco.
Di conseguenza vivono isolati e anche fisicamente sono più soggetti alle malattie legate alla mancanza di melanina. C'è però una leggenda che protegge il capriolo albino, per lo meno dai rischi della caccia.

Secondo la mitologia gallese, tale esemplare rappresenta infatti il viaggio dell'anima verso la morte e il cacciatore che lo uccide subirà la stessa sorte entro l'anno. Quindi, non toccate quello splendido esemplare. Anche perché il suo colore bianco rappresenta anche quella purezza di cui c'è sempre più bisogno.
Laura Bon Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino