Ultrarail, in gara sei giorni sulle vette per 330 km: arriva ultimo dopo 150 ore di corsa, ma portato in trionfo

Roberto Zanco con il primo (a destra Franco Collè) e il secondo classificato (Jonas Russi) del Tor des Geants - foto Pierre Lucianaz
SUSEGANA - Un gigante tra i giganti. E’ di Colfosco uno dei grandi protagonisti del Tor des Geants, il mitico evento internazionale di trail running capace di far...

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SUSEGANA - Un gigante tra i giganti. E’ di Colfosco uno dei grandi protagonisti del Tor des Geants, il mitico evento internazionale di trail running capace di far vibrare le emozioni di chi ama la corsa e la montagna. In 711, provenienti da ogni parte del mondo, sono partiti da Courmayeur per affrontare una gara di 330 km di corsa e 24 mila metri di dislivello lungo le Alte Vie 1 e 2 della Valle d’Aosta, ai piedi dei più importanti “quattromila” delle Alpi. Tra loro c’era anche il suseganese Roberto Zanco che, pur non essendo un campione, si è ritagliato uno spazio di primo piano nel contesto della massacrante gara valdostana.

AL TRAGUARDO

Sabato, quand’è giunto al traguardo, dopo oltre 6 giorni di corsa ininterrotta, da autentico Forrest Gump delle vette, c’era tutta Courmayeur ad applaudirlo. I campioni dell’ultratrail mondiale erano ormai arrivati da giorni, impiegando meno della metà delle 150 ore servite a Zanco per completare la prova. Ma la gente era lì proprio per lui, perché al Tor des Geants tutti sono davvero vincitori e chi arriva per ultimo, come il suseganese, riceve un tributo pari, se non superiore, a chi ha vinto. «Dico la verità: non me l’aspettavo – ammette Zanco -. Franco Collè, il mitico valdostano che quest’anno ha vinto per la terza volta il Tor des Geants, è arrivato a Courmayeur all’alba e non ha trovato molta gente. Io invece ho concluso la gara nel tardo pomeriggio: c’è stata una festa incredibile, tutta dedicata a me. All’ingresso nel rettilineo finale mi ha accolto un’ovazione, poi sono stato scortato sino all’arrivo con gli stessi onori dei vincitori. Ad applaudirmi c’erano anche Collè e lo svizzero Jonas Russi, i primi due classificati. Una situazione da brividi». «Non ho chiesto niente e ho ricevuto tutto», ha detto al microfono Roberto Zanco, stanco ed emozionato, dopo aver tagliato il traguardo. «Non ero mai stato in Valle d’Aosta, ci ritornerò sicuramente, magari per una vacanza: i valdostani mi sono entrati nel cuore».

LA PASSIONE

Cinquantadue anni, sposato con Katia, Roberto Zanco corre per passione da una decina di stagioni. «Ho iniziato con qualche gara nei dintorni. Distanze brevi. Poi, piano piano, ho allungato. Mi alleno sulle colline e nei weekend cerco di andare in montagna: mi piace la solitudine, rimanere con i miei pensieri. Prima del Covid ero arrivato ai 160 km del Trail della Bora, sulla costiera triestina. Niente al confronto del Tor des Geants. Era un sogno che coltivavo da tre anni e finalmente sono riuscito a realizzarlo». Sui sentieri della Valle d’Aosta ha corso da autodidatta. «Mia moglie fa l’insegnante e non ha potuto accompagnarmi. Sono andato a Courmayeur in treno. Il regolamento permette l’assistenza di un compagno, ma io mi sono arrangiato in tutto. Ho corso in totale autosufficienza alimentare. Me la sono cavata benissimo, mentre una buona parte dei ritiri è dovuta a problemi intestinali: si mangia, si prende freddo e ciao». Anche Zanco, sulla strada verso Courmayeur, ha avuto però i suoi bei momenti di crisi. «In sei giorni non ho fatto più di mezz’ora di letto, poi approfittavo di qualche sosta per sonnellini di pochi minuti. L’impossibilità di dormire è stata un problema, così come l’altitudine per chi, come me, non è un atleta di montagna. Nell’ultima delle sei notti di gara mi sono venute le allucinazioni: vedevo cose che non esistevano». La paura è spesso compagna fedele degli ultratrailers. «C’è la consapevolezza che basta un piede in fallo per precipitare in un burrone o rompersi la testa su una roccia. E’ un pensiero che mi ha sempre accompagnato, soprattutto di notte: più si perde lucidità e più si rischia». Il prossimo obiettivo? «L’Ultratrail del Monte Bianco, ma queste gare sono molto costose. Dovrei trovarmi uno sponsor». 

 

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Il Gazzettino