Ucraina-Russia, quanto rischia il Nordest? In ballo c'è un miliardo e mezzo di import-export

Nell'ultimo anno l'export verso l'Ucraina è tornato a crescere del + 17%

Il Nordest incrocia le dita e spera che le tensioni in Ucraina con la Russia finiscano al più presto e venga di nuovo dato spazio agli scambi commerciali e...

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Il Nordest incrocia le dita e spera che le tensioni in Ucraina con la Russia finiscano al più presto e venga di nuovo dato spazio agli scambi commerciali e all'economia. In gioco ci sono esportazioni dal Veneto per 253 milioni nei primi nove mesi del 2021 e 42 milioni per il Friuli Venezia Giulia, con le due regioni ai primi posti per import rispettivamente con 528 milioni e 566 milioni. E se scattassero sanzioni in gioco c'è anche l'interscambio commerciale con il gigante Russia, quasi un miliardo i prodotti e servizi venduti fino a settembre dalle aziende venete. Molto preoccupato il presidente dell'Unioncamere del Veneto, Mario Pozza: «Per il sistema delle imprese venete l'export in Ucraina vale circa 253 milioni di euro e coinvolge i settori trinanti della nostra economia. Seguiamo da vicino e con attenzione l'evolversi della situazione perché siamo molto preoccupati per il nostro export, che è stato trainante per la ripresa post Covid. E naturalmente la nostra preoccupazione è anche per gli imprenditori e lavoratori presenti in loco, ma sono certo che la Farnesina starà lavorando per metterli in totale sicurezza. Il conflitto e le sue conseguenze rischiano di essere un ulteriore peso sulle spalle dei nostri imprenditori che per penetrare in questo mercato hanno investito risorse e ci hanno messo anni». Il presidente della Camera di commercio di Udine e Pordenone, Giovanni Da Pozzo, avverte: «L'instabilità attuale ci sta facendo male, e una guerra sarebbe letteralmente disastrosa per le nostre imprese e per la partita commerciale con l'Ucraina. Tutto il blocco ex sovietico si è sempre relazionato in modo stretto con l'estremo Nordest dell'Italia, quindi con la nostra regione. Auguriamoci che non accada nulla di drammatico». «Abbiamo già sottolineato che questa situazione politica sta creando problemi notevoli sui costi del gas, ma un conflitto avrebbe ricadute ancora più pesanti - sottolinea Pozza -. Ci auguriamo si trovi una soluzione anche perché un conflitto potrebbe mettere in fibrillazione anche gli scambi con la Russia da sempre uno sbocco importante per il Veneto con l'export che sfiora 1 miliardo di euro e tornato a crescere nel corso del 2021 del 13%».


Ucraina, scambi commerciali con il Nordest

Secondo i dati elaborati dal Centro Studio di Unioncamere del Veneto, dopo aver subito una flessione a causa del Covid nel corso del 2019 e del 2020, nell'ultimo anno l'export verso l'Ucraina è tornato a crescere del + 17%. I settori che trainano le esportazioni sono quello dei macchinari, degli apparecchi elettrici, dei prodotti tessili, dei prodotti alimentari e tabacco e naturalmente di quelli manifatturieri. «L'Ucraina è sempre più importante per il Nordest e l'Italia, siamo il loro terzo partner commerciale - conferma Marco Toson, imprenditore padovano da oltre vent'anni con azienda operativa a Kiev, presidente di Confindustria Ucraina - vino, moda, trasformazioni meccanica, lamiere, le imprese venete e friulane in questi ultimi anni hanno raddoppiato le loro vendite nel Paese dove molte hanno un'attività produttiva: Maschio Gaspardo, Tecnica, Ferplast, Dainese, Danieli (che sta studiando un investimento in Friuli Venezia Giulia insieme al gruppo ucraino Metinvest che già controlla un laminatoio a San Giorgio di Nogaro) e anche la De' Longhi, che ha importanti rapporti commerciali con Kiev, starebbe valutando di aprire anche una fabbrica - aggiunge l'imprenditore padovano che è anche console onorario dell'Ucraina nel Triveneto -. In decisa crescita anche l'import che l'anno scorso ha superato i 528 milioni tra lavorazioni di calzature, abbigliamento, grano, olio di girasole, legname trasformato e non, materie prime. E imprenditori ucraini stanno investendo a Gorizia e guardano anche al comparto alberghiero. Una guerra farebbe franare tante occasioni».

Allarme cybersicurezza

Toson conferma che domani partirà per Kiev e confida: «In questi giorni sono sommerso dalle telefonate di imprenditori che vogliono informazioni e rassicurazioni, ma anche di gente interessata a investire in un Paese che io ritengo ancora molto promettente. Imprenditori che non conoscevano il mercato, che pensano a realizzare produzioni o aprire attività commerciali per esempio sul tessile. E ci sono anche veneti che pensano all'Ucraina come alla nuova Romania del Nordest non solo per gli stipendi più bassi, 300 euro nelle zone di campagna».


Secondo fonti del ministero degli esteri risultano oltre 300 aziende con interessi italiani, formalmente iscritte nei registri delle autorità ucraine. Le presenze stabili (circa 140) assumono veste di uffici di rappresentanza, società di diritto ucraino, con capitale al 100% italiano o in joint-venture. E in serata è arrivato anche l'allarme l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale: la crisi ucraina fa aumentare «i rischi cibernetici ai quali sono esposte le imprese italiane che intrattengono rapporti con operatori situati in territorio ucraino, derivanti da possibili danni ad obiettivi digitali di quel Paese».

 

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Il Gazzettino