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Per ora niente hub di raccolta e di controllo ai confini (Fernetti e Coccau), e niente esercito in aiuto. Il Friuli Venezia Giulia deve fare per conto suo, gestendo sul territorio anche l'aspetto sanitario dei flussi migratori in fuga dall'Ucraina. Per questo torneranno i Covid hotel, chiusi dopo l'arretramento della pandemia e ora di nuovo utili per isolare i profughi ucraini positivi e i loro contatti stretti non vaccinati o protetti con due dosi da più di sei mesi. È la novità più importante scaturita dal vertice di ieri mattina tra la Regione (presenti Fedriga e gli assessori Riccardi e Roberti) e i quattro prefetti dei capoluoghi.
SANITÀ
L'aspetto sanitario è quello che in queste ore preoccupa il Friuli. I controlli (tamponi) e i vaccini (non solo quelli contro il Covid) non saranno effettuati ai valichi. «Saranno di competenza delle Aziende sanitarie dei luoghi d'arrivo dei profughi», ha spiegato Riccardi. Dipenderà quindi dalla direzione finale dei flussi: se gli ucraini si fermeranno in Friuli, saranno utilizzati gli hub già esistenti. Per i tamponi, ad esempio, Martignacco (Udine) e il Deposito Giordani (Pordenone). Il test dev'essere effettuato entro 48 dall'ingresso in Italia. Idem per i vaccini: si utilizzeranno (entro 5 giorni dall'arrivo e in forma volontaria gli hub esistenti. Si lavora anche all'iscrizione dei migranti ucraini all'anagrafe sanitaria. Quanto ai Covid hotel per gli isolamenti dei positivi e dei contatti, saranno le Aziende sanitarie a rintracciarli com'è accaduto durante la pandemia.
NUMERI E PROCEDURE
A oggi i transiti monitorati di persone in fuga dall'Ucraina attraverso i confini del Fvg sono oltre 12 mila.
DIFFICOLTÀ
Fedriga però ha anche messo dei paletti. Non di fronte al flusso di migranti che scappano dalla guerra, ma nei confronti del governo e dell'organizzazione centrale dell'emergenza. «Allo stato attuale - ha rimarcato - non è prevista la creazione di hub sanitari sui confini, ma è fondamentale che il Friuli Venezia Giulia, dove si riversa la gran parte dei profughi, continui a ricevere adeguato supporto nella gestione dell'emergenza. Oltre al tema dell'accoglienza c'è infatti l'aspetto sanitario, il quale è affidato a persone che negli ultimi due anni hanno combattuto, e continuano a farlo, la pandemia e che oggi sono impegnate anche per il recupero delle prestazioni rallentate dall'emergenza pandemica Se invece si penserà nuovamente a un filtro unico nei pressi dei confini, allora il Friuli Venezia Giulia non potrà essere lasciato da solo. Il peso dell'emergenza non potrà gravare solamente su di noi. Siamo di fronte, per quanto riguarda l'impegno dei territori e delle Regioni, a una situazione ancora poco definita. Le previsioni della Comunità internazionale e del Governo nazionale sull'arrivo dei profughi dalla guerra in Ucraina - ha aggiunto Fedriga - non consentono di capire come evolverà la drammatica situazione. Insieme alla Protezione civile nazionale e al Governo abbiamo già iniziato un'organizzazione territoriale che coinvolgerà non solo la Regione, ma anche tutti gli enti locali del Fvg».
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Il Gazzettino