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TREVISO - Treviso è la quinta provincia italiana per esportazioni verso la Russia e la quarta verso l'Ucraina. Basterebbe questo dato (relativo al 2019, l'ultima annata completa ordinaria, pre pandemia) a spiegare come la guerra scatenata da Mosca, oltre agli aspetti umanitari e geopolitici, rischi di provocare pesanti contraccolpi anche sull'economia locale. In particolare, se le sanzioni contro il regime di Putin bloccassero o riducessero di molto le vendite in quel paese. I timori, però, riguardano anche i flussi in senso inverso: non solo gas e petrolio, ma pure i cerali, di cui Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori. «Siamo molto preoccupati per i riflessi che l'operazione militare russa in Ucraina - conferma il presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, Mario Pozza - potrà avere anche sull'economia delle nostre imprese». E Confagricoltura Treviso lancia l'allarme per le importazioni agroalimentari, sollecitando un piano di emergenza.
I NUMERI
Sul fronte dell'export il maggior peso, naturalmente, spetta al mercato russo: nel 2019, dalle imprese trevigiane sono partite verso quella destinazione merci per 342 milioni di euro, il 2,5% delle esportazioni complessive della Marca, in crescita del 16,7% rispetto ad un decennio prima, nonostante la frenata delle precedenti sanzioni, nel 2014, dopo l'annessione della Crimea. Il 60% delle vendite in Russia è riconducibile a tre settori: i macchinari valgono 88 milioni (oltre un quarto dell'export provinciale in quello stato), gli elettrodomestici 69,5 milioni e i mobili 45.
LE IMPORTAZIONI
A proposito di importazioni, sempre nel 2019, dalla Russia sono arrivati materiali e articoli per 14,1 milioni di euro, in crescita del 35,6% in dieci anni. Si tratta specialmente di legno e prodotti chimici, farmaceutici e fibre sintetiche. Dall'Ucraina, invece, importiamo in prevalenza calzature, legno e prodotti legati alla concia e alla lavorazione delle pelli, per 18,1 milioni totali. Ma da questi paesi giungono anche cereali: la Federazione russa è addirittura il primo esportatore a livello mondiale (anche se già dallo scorso anno ha limitato le vendite all'estero per calmierare i prezzi all'interno), mentre l'Ucraina è al terzo posto. «Dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione di profonda instabilità sottolinea Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso -. La vicinanza alla popolazione ucraina e la ferma condanna a quanto sta accadendo si uniscono al timore per le prevedibili reazioni di Mosca al pacchetto di sanzioni decise dall'Ue». Se si aggiungono gli scarsi raccolti in Argentina e Brasile, a causa della siccità, ecco spiegato come il mercato internazionale dei cereali sia sotto pressione Con ripercussioni sui prezzi delle farine, ma anche dell'alimentazione per il bestiame. Senza contare che da febbraio Mosca ha anche bloccato le esportazioni di nitrato di ammonio, utilizzato per i fertilizzanti. «Le imprese agricole continueranno a compiere il massimo sforzo per garantire la continuità dei cicli produttivi e il regolare svolgimento delle consegne. Ma nessuna impresa può reggere l'aumento dei costi già acquisito e l'ulteriore corsa verso l'alto».
Il Gazzettino