Ucraina, la guerra costa alla Marca 400 milioni: «Effetti imprevedibili per le nostre imprese»

Navi cariche di container (foto di repertorio)
TREVISO - Treviso è la quinta provincia italiana per esportazioni verso la Russia e la quarta verso l'Ucraina. Basterebbe questo dato (relativo al 2019, l'ultima...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TREVISO - Treviso è la quinta provincia italiana per esportazioni verso la Russia e la quarta verso l'Ucraina. Basterebbe questo dato (relativo al 2019, l'ultima annata completa ordinaria, pre pandemia) a spiegare come la guerra scatenata da Mosca, oltre agli aspetti umanitari e geopolitici, rischi di provocare pesanti contraccolpi anche sull'economia locale. In particolare, se le sanzioni contro il regime di Putin bloccassero o riducessero di molto le vendite in quel paese. I timori, però, riguardano anche i flussi in senso inverso: non solo gas e petrolio, ma pure i cerali, di cui Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori. «Siamo molto preoccupati per i riflessi che l'operazione militare russa in Ucraina - conferma il presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, Mario Pozza - potrà avere anche sull'economia delle nostre imprese». E Confagricoltura Treviso lancia l'allarme per le importazioni agroalimentari, sollecitando un piano di emergenza.

I NUMERI

Sul fronte dell'export il maggior peso, naturalmente, spetta al mercato russo: nel 2019, dalle imprese trevigiane sono partite verso quella destinazione merci per 342 milioni di euro, il 2,5% delle esportazioni complessive della Marca, in crescita del 16,7% rispetto ad un decennio prima, nonostante la frenata delle precedenti sanzioni, nel 2014, dopo l'annessione della Crimea. Il 60% delle vendite in Russia è riconducibile a tre settori: i macchinari valgono 88 milioni (oltre un quarto dell'export provinciale in quello stato), gli elettrodomestici 69,5 milioni e i mobili 45. Flussi ora messi a rischio sia dall'inasprirsi delle sanzioni decise dalla Ue, sia da un eventuale contro-boicottaggio da parte del Cremlino. Hanno preso la via dell'Ucraina, invece, beni per 78,6 milioni di euro. Come per la Russia, prevalgono le stesse categorie merceologiche (a cui si deve più della metà del valore complessivo), anche se in un ordine diverso: elettrodomestici (21 milioni), macchinari (12,6), mobili (8.6). La repubblica di Kiev rappresenta lo 0,6% del totale degli scambi esteri trevigiani, tuttavia nel 2019 registrava un incremento del 42% rispetto a dieci anni primi. Il 40% di queste vendite oltreconfine è attribuibile alle piccole e medie imprese. Non a caso, il mondo artigiano è in apprensione: «Nonostante le conseguenze di lungo periodo della crisi del 2014 - dice Oscar Bernardi, presidente provinciale di Confartigianato - è salita la dipendenza del nostro Paese dal gas russo. Un motivo per guardare con maggior preoccupazione all'attuale escalation della tensione. I Governi ricerchino ogni possibile soluzione per scongiurare le derive del conflitto in termini di vite e oltre che di alterazioni di un mercato internazionale già estremamente compromesso».

LE IMPORTAZIONI

A proposito di importazioni, sempre nel 2019, dalla Russia sono arrivati materiali e articoli per 14,1 milioni di euro, in crescita del 35,6% in dieci anni. Si tratta specialmente di legno e prodotti chimici, farmaceutici e fibre sintetiche. Dall'Ucraina, invece, importiamo in prevalenza calzature, legno e prodotti legati alla concia e alla lavorazione delle pelli, per 18,1 milioni totali. Ma da questi paesi giungono anche cereali: la Federazione russa è addirittura il primo esportatore a livello mondiale (anche se già dallo scorso anno ha limitato le vendite all'estero per calmierare i prezzi all'interno), mentre l'Ucraina è al terzo posto. «Dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione di profonda instabilità sottolinea Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso -. La vicinanza alla popolazione ucraina e la ferma condanna a quanto sta accadendo si uniscono al timore per le prevedibili reazioni di Mosca al pacchetto di sanzioni decise dall'Ue». Se si aggiungono gli scarsi raccolti in Argentina e Brasile, a causa della siccità, ecco spiegato come il mercato internazionale dei cereali sia sotto pressione Con ripercussioni sui prezzi delle farine, ma anche dell'alimentazione per il bestiame. Senza contare che da febbraio Mosca ha anche bloccato le esportazioni di nitrato di ammonio, utilizzato per i fertilizzanti. «Le imprese agricole continueranno a compiere il massimo sforzo per garantire la continuità dei cicli produttivi e il regolare svolgimento delle consegne. Ma nessuna impresa può reggere l'aumento dei costi già acquisito e l'ulteriore corsa verso l'alto».
 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino