L'ex pompiere di Adria in fuga dall'Ucraina: «Quell'aereo russo sopra di noi, poi gli spari»

Salvatore Zagato, l'ex pompiere di Adria in fuga dall'Ucraina
ROVIGO - Hanno viaggiato per 6 lunghi giorni per scappare dalla guerra. Con loro migliaia di ucraini e studenti di varie nazionalità in auto e a piedi per riuscire ad...

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ROVIGO - Hanno viaggiato per 6 lunghi giorni per scappare dalla guerra. Con loro migliaia di ucraini e studenti di varie nazionalità in auto e a piedi per riuscire ad oltrepassare il confine con la Polonia e portarsi in salvo. Salvatore Zagato, ex pompiere di 68 anni, originario di Adria, e la moglie Oksana Buchek, alla fine, ce l'hanno fatta. L'altro giorno sono arrivati nella città etrusca dove ad attenderli c'erano le due figlie di lui e il nipotino. «È stata dura spiega l'ex vigile del fuoco, che da 7 anni viveva a Vinnycja, nel cuore dell'Ucraina - Siamo riamasti in fila due giorni al confine, chiusi in macchina. Intorno a noi tante donne e bambini a piedi sotto la neve. In cielo gli aerei che si alzavano in volo dalla Bielorussia per andare a bombardare le città ucraine». «Fortunatamente avevamo provviste di cibo e farmaci - continua l'adriese - Il giorno prima avevamo fatto la spesa; abbiamo raccolto in fretta lo stretto necessario e ci siamo messi in viaggio verso l'Italia. Una volta arrivati al confine, però, ci siamo trovati di fronte una lunga fila di auto e di persone. Militari ucraini controllavano tutti per arruolare gli uomini dai 18 ai 60 anni. Intanto il rumore delle bombe era sempre più vicino. La Polizia ci faceva avanzare ponendo una distanza di 500 metri ogni 10 auto: il rischio era che gli aerei russi ci mitragliassero».


IL MOMENTO PEGGIORE

«In una occasione ce la siamo vista davvero brutta - riferisce il 68enne rodigino - A Leopoli ci siamo spostati assieme ad altre auto verso un distributore di carburante. Un aereo russo ha iniziato a girarci intorno. Abbiamo udito degli spari a circa 500 metri di distanza. Siamo tutti scappati, rischiando di fare un incidente tra di noi. Sembrava di essere in un film». Mentre il serpentone di esuli si trovano in colonna in attesa di varcare la frontiera, cibo e medicine sono iniziati a scarseggiare. Si moltiplicavano i malori tra anziani e bambini, stremati dalla stanchezza e dal freddo. «Mia moglie Oksana, paramedico, si è messa ad assistere chi si sentiva male racconta l'ex vigile del fuoco - È stata bravissima. In auto avevamo una serie di farmaci per l'influenza, la pressione e altre patologie. Cibo e coperte venivano, invece, distribuite dai tanti giovani volontari, ucraini e polacchi. Anche a noi hanno offerto del caffè caldo. Sono stato colpito dalla straordinaria macchina della solidarietà attivata da parte della Polonia».


L'ARRIVO IN ITALIA

Dopo quasi 3 giorni di colonna, Zagato e la moglie, finalmente, sono riusciti a varcare il confine. Una notte in hotel, poi via verso l'Italia e Adria. «Qui in Polesine non ho più una casa - racconta l'uomo - Ho lasciato tutti i soldi in una banca ucraina. Riesco a prelevare ogni tanto con il bancomat. Ho bisogno di costose medicine per il diabete; in Italia costano 50 euro alla scatola, in Ucraina 15. Andrò in Comune per sentire se è prevista qualche forma di sostegno per chi scappa dalla guerra, almeno l'assistenza sanitaria. La scena che porterà nel cuore? «Alla frontiera avevo davanti a me una famiglia. Il marito è stato rispedito indietro a combattere perché si sono accorti che aveva 59 anni. È stato straziante».

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Il Gazzettino