Ucraina addetta alle pulizie in ospedale a Padova: «Tutta la mia famiglia è sotto le bombe»

LA DONNA UCRAINA Oleksandra Khoptynets
PADOVA - Come si vive con un fratello che sta combattendo a 2.482 chilometri di distanza sotto le bombe? Come si entra ogni giorno all’ospedale di Padova, per cominciare il...

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PADOVA - Come si vive con un fratello che sta combattendo a 2.482 chilometri di distanza sotto le bombe? Come si entra ogni giorno all’ospedale di Padova, per cominciare il proprio turno da addetta alle pulizie, sapendo che dall’altra parte dell’Europa un proprio familiare si trova in guerra tra missili e mortai?


«Sì cerca di andare avanti e di fare la propria vita ma la paura è tanta, tantissima. Non vedo l’ora che tutto questo finisca» risponde dopo un lungo sospiro Oleksandra Khoptynets, 53 anni, in Italia da quando ne aveva 30. Dal tono di voce emerge tutta la preoccupazione di questa donna, ucraina di nascita, ma ormai padovana. Ha una figlia rimasta a vivere in Ucraina, un fratello che combatte in prima linea e una nipote che si è messa a disposizione come infermiera al fronte. 

Partiamo da lei e dalla sua storia...
«Sono nata nella città di Horodok in Ucraina e sono arrivata in Italia nel 2000 per cercare lavoro. Sono stata sei anni a Benevento e poi sono arrivata a Padova con il mio compagno. Ho fatto la badante, la baby sitter e ora da tanti anni lavoro per una cooperativa che si occupa delle pulizie all’ospedale».

È legatissima a suo fratello...
«Si chiama Tymofij, ha cinque anni meno di me e dopo l’invasione russa si è fiondato al fronte per difendere la Patria. Attualmente sta combattendo a Vugledar, nella regione di Donetsk, in una delle aree belliche dove la situazione è più difficile». 

Lo sente spesso?
«Passano anche alcuni giorni senza sentirci, ma io chiamo continuamente i miei genitori e mia cognata che sono lì in Ucraina per capire com’è la situazione. Per fortuna sono ancora tutti vivi. L’ultima volta che ho sentito mio fratello al telefono è stato un paio di giorni fa: mi ha detto che era contento che io facessi questa intervista e mi ha detto che anche lui un giorno vorrebbe raccontare tutto quello che sta vivendo».

Ha paura?
«Ha paura, certo. Ma in certi momenti quando ti trovi in guerra pensi solo a combattere e lasci da parte la paura». 

Lei cosa gli ha detto quando l’anno scorso lui è corso a combattere in prima linea?
«Ero naturalmente spaventata ma so che mio fratello era convinto di andare a combattere anche se si rischia la vita. È la nostra Patria e lui vuole difenderla. Prima che scoppiasse la guerra guidava un’impresa edile, ora è comandante di artiglieria».

In prima linea c’è anche sua nipote...
«Ha 20 anni e fa l’infermiera, si chiama Lisa. Viviamo tutto con apprensione perché un conto è sentire la guerra in televisione e un conto è sapere che la guerra sta toccando dei tuoi familiari. Ho anche altri parenti e conoscenti che stanno combattendo, li penso di continuo».

In Ucraina c’è anche sua figlia. Ha scelto di restare lì anche se avrebbe potuto trovare rifugio qui, a Padova.
«Sì, l’anno scorso quando è scoppiata la guerra è venuta in Italia. È stata sei mesi qui da me ma dopo ha sentito il bisogno di tornare nel suo Paese. Non vuole stare da nessun’altra parte. Ha 33 anni e insegna inglese a scuola. Prova a fare il suo lavoro tra mille difficoltà».

E lei qui a Padova con quale spirito si presenta tutte le mattine al lavoro?

«Cerco di far sì che la vita vada avanti ma sono davvero provata e aspetto solo che la guerra finisca. Per la mia famiglia. Per tutta la gente che sta morendo. Per tutto il mondo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino