Guerra in Ucraina, le badanti bloccate in Italia con i mariti al fronte: «I nostri figli sono rimasti soli»

TREVISO - Vengono da Kiev, Leopoli, Charkiv, Odessa, Mariupol'. E da due giorni sono appese al web o ad una linea telefonica sempre più fragile per avere notizie dei...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TREVISO - Vengono da Kiev, Leopoli, Charkiv, Odessa, Mariupol'. E da due giorni sono appese al web o ad una linea telefonica sempre più fragile per avere notizie dei propri famigliari. Le donne ucraine a Treviso non sono solo badanti, anche se la fetta più ampia riguarda proprio le collaboratrici domestiche. «C'è chi sta facendo le valigie per tornare a casa: i mariti vengono richiamati come riservisti e i figli (spesso minorenni) restano soli». Ma c'è anche chi sta cercando il modo di far uscire i genitori, spesso anziani e vicini al confine con le repubbliche separatiste. La situazione è in costante evoluzione, e le detonazioni delle bombe a pochi chilometri da casa.

CHIAMATA ALLE ARMI
«I miei cugini sono stati richiamati. Hanno 30 anni e il messaggio del Governo ucraino è chiaro: tenetevi pronti a combattere contro l'invasione della Russia». Oksana Chyzh, 42 anni vive dal 2005 a Treviso. «I confini sono chiusi e i nostri pulmini, che settimanalmente portavano viveri e aiuti alimentari sono fermi. Donne bambini e uomini sopra i 70 anni stanno varcando la frontiera con la Polonia e la Romania a piedi. L'Europa non lo credeva possibile ma noi invece ci aspettavamo la guerra. In otto anni abbiamo avuto 150 mila morti». La sua famiglia abita a Ternopil, vicino a Leopoli. Città fino a due giorni fa considerata sicura e lontanissima dalla linea del fronte. «Ma l'attacco russo non ha risparmiato neppure noi».

CITTADINI IN FUGA
Oksana Kataranchuk vive a Cison di Valmarino. Due lauree, un dottorato di ricerca a Ca Foscari è presidente dell'associazione Oberig. «All'altra linea ho mia madre che piange. La sente? Ha lavorato tutta la vita come badante nel trevigiano e con i risparmi è tornata a casa e si è costruita la casa. Ora una vita di lavoro rischia di essere vanificata. Voleva una vecchiaia tranquilla e invece le bombe sono a pochi chilometri da lei». La sua famiglia vive a Chernivtsky. «Credevamo fosse un luogo sicuro, invece la Russia ha pianificato un attacco in tutto il Paese. Le scuole sono chiuse, si continua con la didattica a distanza. Ma in molti stanno facendo le valigie per lasciare il paese a piedi». Oksana in queste ore sta ricevendo moltissime telefonate. «Sono connazionali che stanno cercando un modo di far uscire i propri parenti dall'Ucraina. Ma non è facile: i confini sono chiusi. E a dire il vero, la generazione dei miei genitori non vorrebbe andarsene. Conviviamo dal 2014 con la guerra, l'Ucraina vuole resistere e difendersi».

I SINDACATI


Ieri mattina i sindacati dei pensionati Spi, Fnp, Uilp del Veneto hanno voluto manifestare la solidarietà verso le badanti ucraine. «Non possiamo rimanere in silenzio su ciò che sta avvenendo in Ucraina, soprattutto perché ci tocca da vicino anche da un punto di vista umano: sentiamo il dovere di rivolgere un pensiero di vicinanza alle 5mila assistenti familiari ucraine presenti in Veneto».
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino