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TREVISO - Vengono da Kiev, Leopoli, Charkiv, Odessa, Mariupol'. E da due giorni sono appese al web o ad una linea telefonica sempre più fragile per avere notizie dei propri famigliari. Le donne ucraine a Treviso non sono solo badanti, anche se la fetta più ampia riguarda proprio le collaboratrici domestiche. «C'è chi sta facendo le valigie per tornare a casa: i mariti vengono richiamati come riservisti e i figli (spesso minorenni) restano soli». Ma c'è anche chi sta cercando il modo di far uscire i genitori, spesso anziani e vicini al confine con le repubbliche separatiste. La situazione è in costante evoluzione, e le detonazioni delle bombe a pochi chilometri da casa.
CHIAMATA ALLE ARMI
«I miei cugini sono stati richiamati.
CITTADINI IN FUGA
Oksana Kataranchuk vive a Cison di Valmarino. Due lauree, un dottorato di ricerca a Ca Foscari è presidente dell'associazione Oberig. «All'altra linea ho mia madre che piange. La sente? Ha lavorato tutta la vita come badante nel trevigiano e con i risparmi è tornata a casa e si è costruita la casa. Ora una vita di lavoro rischia di essere vanificata. Voleva una vecchiaia tranquilla e invece le bombe sono a pochi chilometri da lei». La sua famiglia vive a Chernivtsky. «Credevamo fosse un luogo sicuro, invece la Russia ha pianificato un attacco in tutto il Paese. Le scuole sono chiuse, si continua con la didattica a distanza. Ma in molti stanno facendo le valigie per lasciare il paese a piedi». Oksana in queste ore sta ricevendo moltissime telefonate. «Sono connazionali che stanno cercando un modo di far uscire i propri parenti dall'Ucraina. Ma non è facile: i confini sono chiusi. E a dire il vero, la generazione dei miei genitori non vorrebbe andarsene. Conviviamo dal 2014 con la guerra, l'Ucraina vuole resistere e difendersi».
I SINDACATI
Ieri mattina i sindacati dei pensionati Spi, Fnp, Uilp del Veneto hanno voluto manifestare la solidarietà verso le badanti ucraine. «Non possiamo rimanere in silenzio su ciò che sta avvenendo in Ucraina, soprattutto perché ci tocca da vicino anche da un punto di vista umano: sentiamo il dovere di rivolgere un pensiero di vicinanza alle 5mila assistenti familiari ucraine presenti in Veneto».
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Il Gazzettino