San Martino di Lupari. Ucciso a 8 anni dallo scuolabus: «Pista ciclabile non a norma». Richiesta di rinvio a giudizio per tre

Martin Fior, 8 anni
SAN MARTINO DI LUPARI (PADOVA) - Richiesta di rinvio a giudizio per tre persone per la tragica morte del piccolo Martin Fior, di 8 anni, avvenuta il 20 settembre...

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SAN MARTINO DI LUPARI (PADOVA) - Richiesta di rinvio a giudizio per tre persone per la tragica morte del piccolo Martin Fior, di 8 anni, avvenuta il 20 settembre 2018, quando il bambino che frequentava le elementari nel vicino plesso Duca D’Aosta, perse la vita investito dallo scuolabus rientrando a casa in sella alla sua bicicletta. Dopo una prima archiviazione rigettata dal gip, il pm Silvia Golin ha proseguito con le indagini e ora il giudice ha fissato per il prossimo 27 settembre in Tribunale a Padova l’udienza che vede imputati il direttore dei lavori relativi alla realizzazione del percorso ciclopedonale dove è avvenuto il sinistro mortale Henry Juan Zilio, il responsabile del Comando della polizia locale di San Martino di Lupari Andrea Corazza e il conducente dello scuolabus Mirco Antonello.


LA TRAGEDIA
A mezzogiorno e mezzo di quel maledetto giorno di settembre, Martin era schizzato fuori dalla classe della scuola distante 500 metri dal luogo dell’incidente. Il bambino, nato e cresciuto a San Martino di Lupari con mamma vietnamita e papà padovano, era uscito dal cortile e aveva cominciato a pedalare. La mamma davanti, lui subito dietro. Stava tornando a casa felice, dove ad attenderlo c’è anche il fratellino. Cinque minuti dopo, ecco l’incidente fatale. In via Pasinato, una strada stretta e a senso unico, Martin ad un certo punto perde l’equilibrio, il manubrio gira verso sinistra, la bicicletta si contorce su se stessa e il piccolo finisce sull’asfalto con la testa in mezzo alla strada. Sfortuna vuole che proprio in quel momento passi, arrivando dal senso opposto, uno scuolabus con a bordo gli alunni della scuola media. È un attimo: Martin viene travolto e schiacciato e muore all’istante.


LA SCENA
Il dramma ha sconvolto la famiglia che, distrutta dal dolore, dopo poco tempo si è rivolta alla Sis, un’agenzia infortunistica stradale e risarcimento danni di Castelfranco Veneto e Loreggia, gestita da Alessandro e Mattia Fassina. Con dei professionisti viene ricostruita la scena della tragedia: la Sis dalla ricostruzione cinematica evince che le ruote dello scuolabus, delle stesse dimensioni di quelle del sinistro mortale, vanno a lambire il margine della pista ciclopedonale. L’iter è estenuante ma nei giorni scorsi arriva dal Gip del tribunale di Padova il rinvio a giudizio dei tre imputati.


LE IMPUTAZIONI
Il direttore dei lavori Henry Juan Zilio è accusato di aver omesso di indicare che la pista ciclabile in via Pasinato non era regolare perché, si legge nel verbale del tribunale, «la larghezza della ciclabile nel restringimento era di 1,55 metri, inferiore ai minimi fissati per le piste ciclo pedonali la cui regolarità avrebbe evitato l’impatto mortale». Al direttore dei lavori è contestato inoltre che non erano stati collocati “paletti delimitatori” di corsia come indicato in un’ordinanza comunale e non erano visibili cartelli verticali che indicavano il percorso come pista esclusivamente ciclabile e non promiscua.

Il responsabile della polizia locale Andrea Corazza è imputabile per «aver omesso di verificare che nel percorso ciclopedonale all’altezza del restringimento venissero collocati dei paletti delimitatori di corsia» e non dei meri dissuasori. Per il pm Corazza non avrebbe verificato altresì la larghezza effettiva della pista nel punto più stretto del suo percorso e obbligato a proseguire a piedi in alcuni tratti della stessa. Infine al conducente dello scuolabus Mirco Antonello l’accusa è quella di non essersi fermato alla vista del bambino in prossimità del restringimento della carreggiata: l’autista, proprio perché le dimensioni della strada non erano adeguate al transito del mezzo, doveva arrestarsi e attendere il passaggio della mamma e del bambino.
 

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Il Gazzettino