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MIRANO - Quindici anni di carcere e poi altri tre anni di Rems (gli ex ospedali psichiatrici) per venti coltellate, quelle con cui ha trucidato il fratello. È la sentenza della Corte d’Assise di Torino che ieri ha condannato Carlo Pellegrini, il quarantanovenne avvocato nato a Mirano e accusato di aver ucciso il fratello Enrico nel giugno 2021. Pellegrini è stato invece assolto (come chiesto dal pm) dall’accusa di tentato omicidio: alcuni giorni prima dell’uccisione del fratello ci aveva provato con la sorella, cercando di avvelenarla con della morfina versata in una bottiglia d’acqua. In chiusura del dispositivo la Corte d’Assise ha anche disposto una provvisionale da 100mila euro in favore della stessa sorella, parte civile con l’avvocato Marco Marchio. Mentre il padre del quarantanovenne - anch’egli parte civile - non aveva chiesto ristori.
LE COLTELLATE
Nel suo dispositivo la Corte ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione: Pellegrini - che ieri ha fatto dichiarazioni in aula riconducendo tutto alla lotta per l’eredità della madre, morta anni prima - aveva quindi organizzato ogni cosa. Ed era stato poi lui a confessare di essere l’assassino del fratello Enrico, 52 anni, trovato senza vita e con una lama in un occhio nel garage di un palazzo in via Principi d’Acaja 38, a Torino, il 27 giugno 2021.
LA FAMIGLIA
Pellegrini - ancora in carcere a Torino - aveva lasciato Mirano nel 1987. Da ragazzo aveva giocato nella squadra di basket del paese. Il padre Rodolfo è il fratello dell’architetto Alberto Pellegrini, autore di numerose strutture, tra cui il teatro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino