Uccise con venti coltellate il fratello, l'avvocato Pellegrini condannato a 15 anni

Il garage di Torino in cui è stato trovato il corpo di Enrico Pellegrini
MIRANO - Quindici anni di carcere e poi altri tre anni di Rems (gli ex ospedali psichiatrici) per venti coltellate, quelle con cui ha trucidato il fratello. È la sentenza...

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MIRANO - Quindici anni di carcere e poi altri tre anni di Rems (gli ex ospedali psichiatrici) per venti coltellate, quelle con cui ha trucidato il fratello. È la sentenza della Corte d’Assise di Torino che ieri ha condannato Carlo Pellegrini, il quarantanovenne avvocato nato a Mirano e accusato di aver ucciso il fratello Enrico nel giugno 2021. Pellegrini è stato invece assolto (come chiesto dal pm) dall’accusa di tentato omicidio: alcuni giorni prima dell’uccisione del fratello ci aveva provato con la sorella, cercando di avvelenarla con della morfina versata in una bottiglia d’acqua. In chiusura del dispositivo la Corte d’Assise ha anche disposto una provvisionale da 100mila euro in favore della stessa sorella, parte civile con l’avvocato Marco Marchio. Mentre il padre del quarantanovenne - anch’egli parte civile - non aveva chiesto ristori.


LE COLTELLATE
Nel suo dispositivo la Corte ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione: Pellegrini - che ieri ha fatto dichiarazioni in aula riconducendo tutto alla lotta per l’eredità della madre, morta anni prima - aveva quindi organizzato ogni cosa. Ed era stato poi lui a confessare di essere l’assassino del fratello Enrico, 52 anni, trovato senza vita e con una lama in un occhio nel garage di un palazzo in via Principi d’Acaja 38, a Torino, il 27 giugno 2021. Secondo la procura e i carabinieri, la morte del cinquantaduenne risalirebbe ad alcuni giorni prima. Nell’atto d’accusa l’omicidio è fissato al 23 giugno, giorno dell’ultimo contatto tra la vittima e il fratello. È di due giorni dopo (25 giugno) la denuncia di scomparsa fatta arrivare ai carabinieri dal padre Rodolfo e dalla sorella Silvia, preoccupati del fatto che Enrico non rispondesse più al telefono. La domenica successiva Enrico Pellegrini veniva trovato morto in una cantina del palazzo dove viveva, ucciso con ferocia da una ventina di coltellate inferte tra il torace e la gola. Poi l’ultima, con la lama rimasta conficcata in un occhio. Sul corpo nessun segno di difesa. Quattro giorni prima dell’omicidio di Torino, Carlo Pellegrini era a Casier, in provincia di Treviso, a cena dalla sorella Silvia, insieme al padre Rodolfo e altri parenti. Secondo gli inquirenti Pellegrini avrebbe versato «un quantitativo imprecisato di morfina in una bottiglia d’acqua». La donna ha raccontato che aveva bevuto ma si era fermata subito per il gusto insolito. Per la Corte però la morfina era troppo poca e per questo si è arrivati all’assoluzione. 


LA FAMIGLIA 


Pellegrini - ancora in carcere a Torino - aveva lasciato Mirano nel 1987. Da ragazzo aveva giocato nella squadra di basket del paese. Il padre Rodolfo è il fratello dell’architetto Alberto Pellegrini, autore di numerose strutture, tra cui il teatro.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino