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I casi sono aumentati. E anche gli interventi. L'attività nelle sale operatorie dell'Istituto Oncologico Veneto, dunque, dal 2018 è in continua crescita, come conferma Pierluigi Pilati, direttore del Dipartimento di Chirurgia e responsabile della Struttura Oncologica delle vie digestive nella sede di Castelfranco. Tre le modalità impiegate a seconda della tipologia, della grandezza e della localizzazione della neoplasia: tradizionale, laparoscopica e con il robot. Ed è proprio quest'ultima ad aver fatto registrare un boom.
«Sono i numeri a evidenziare l'incremento - spiega lo specialista - che è del 6%, ma la cosa più interessante è che abbiamo iniziato a usare il robot nel 2021, quando avevamo effettuato circa 30 interventi di chirurgia maggiore, mentre quest'anno abbiamo raddoppiato e a fine dicembre arriveremo a 70. Entrando nei dettagli, nel 2022 abbiamo portato a compimento 102 operazioni al colon retto, 59 a esofago e stomaco, 20 al pancreas e 138 carcinosi peritoneale, cioè con tumori primitivi o secondari (di origine gastrointestinale e ovarica) del peritoneo: di questi in 57 casi si è effettuato anche un trattamento endoaddominale chemioterapico ipertermico (HIPEC)».
Ed entrando nel merito, Pilati aggiunge: «I casi di cancro che noi trattiamo - ha proseguito - hanno subito un'impennata del 6-8% da un anno all'altro.
LE TECNOLOGIE
L'uso del robot in sala operatoria consente di essere molto precisi e di avere margini di resezione più adeguati; inoltre il recupero del paziente è rapido e le dimissioni avvengono precocemente. «Contiamo nel 2023 - ha osservato poi Pilati - di incrementare l'attività di chirurgia globale del 10% rispetto al 2022, mentre se ci riferiamo solo a quella robotica, considerato che il boom anno su anno è stato del 100%, l'impennata stimata è di un ulteriore 30%: 30 i casi del 2021, 60 quelli del 2022 e quindi è presumibile che siano 80 nel 2023. Si tratta di una metodica che dà moltissimi vantaggi e fra poco avremo a disposizione pure dei nuovi dispositivi a radiofrequenza che derivano da quelli impiegati in laparoscopia, che permettono di essere ancora più accurati per esempio nella dissezione dei linfonodi e per ottenere un'emostasi perfetta senza fili di sutura. Li abbiamo provati in un centro specializzato e a breve arriveranno pure allo Iov. L'altra cosa interessante è l'imminente impiego di suturatrici meccaniche robotiche per effettuare appunto suture di precisione anche in spazi estremamente ridotti. La chirurgia, pertanto, è all'avanguardia, sempre più raffinata e precisa. Infine, stiamo pensando di usare il robot anche per le operazioni allo stomaco che solitamente si effettuano in laparoscopia». La spesa per un intervento di chirurgia robotica è nettamente superiore a quella che comporta la medesima operazione in laparoscopia: per esempio, per le neoplasie del retto 8mila euro contro 12 mila. Le complicanze, però, sono inferiori grazie al robot: 15%, a fronte del 20% con la laparoscopia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino