​Tuffo ai Buranelli. Cafoni multati dai vigili: «Ma non pagano»

Tuffo ai Buranelli. Cafoni multati dai vigili: «Ma non pagano»
TREVISO - C'è chi si rinfresca nelle fontane, chi si spoglia davanti a tutti, chi viene sorpreso mentre amoreggia o si masturba in pubblico. Sono varie le casistiche...

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TREVISO - C'è chi si rinfresca nelle fontane, chi si spoglia davanti a tutti, chi viene sorpreso mentre amoreggia o si masturba in pubblico. Sono varie le casistiche delle denunce per atti osceni, in media cinque o sei all'anno, che produce la Polizia Locale. Un reato depenalizzato dal governo Renzi e per cui non si va più in galera, ma che prevede una salatissima multa da diecimila euro. Il problema è che, a oggi, nessuno ha mai pagato.


«FACCIAMO IL POSSIBILE»
«Purtroppo è così - ammette il comandante Maurizio Tondato - questo tipo di denuncia coinvolge quasi sempre sbandati oppure richiedenti asilo con problemi, che ovviamente non possono pagare una cifra simile e non hanno un patrimonio attaccabile». Alla Polizia Locale, che mantiene un controllo particolare su giardini pubblici e i luoghi simbolo della città, non resta che fare buon viso a cattivo gioco. Certi atteggiamenti però non vengono tollerati e il  pugno di ferro continuerà, come richiesto anche dal sindaco Mario Conte. 

LE INDAGINI
Tanta severità è stata sperimentata sulla propria pelle dal giovane studente universitario, un 24enne di Silea, che ha avuto la brillante idea di fare un tuffo nel canale dei Buranelli. L'episodio è accaduto a fine agosto, ma solo in questi giorni gli investigatori dei vigili hanno chiuso il cerchio delle indagini e individuato il gruppetto di giovani protagonisti della bravata: cinque ragazzi tra i 20 e i 25 anni che, un sabato notte, hanno fatto baldoria andando ben oltre il lecito. Solo uno di loro si è tuffato, immortalato dal video di un residente. E gli investigatori ci hanno messo poco a dargli un nome e un volto.

LA RISPOSTA

Ma sono rimasti a dir poco stupiti dalla reazione del giovane. Contattato al telefono e invitato a presentarsi spontaneamente al comando, il giovane (un universitario iscritto all'ateneo di Genova) ha risposto con grande supponenza: «Non ho tempo. E comunque ho già parlato con il mio avvocato». E non si è fatto mai vedere. Questo atteggiamento ha spazzato via l'intenzione a essere clemente del sindaco Conte che, di fronte a un pentimento, avrebbe chiuso un occhio e chiesto di pagare per il proprio errore con una multa ridotta e magari con qualche settimana di volontariato a favore del comune. Ma quel «Non ho tempo», ha vanificato tutto. E la supponenza dimostrata dal ragazzo non ha prodotto altro che la denuncia per atti osceni e la sanzione da 10mila euro. E, in questo caso, pare non esserci motivi perché non venga pagata. Ora tutto si sposta in un'aula di tribunale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino