In cella truffatrice seriale di preti: storie strappalacrime per avere i soldi da giocare alle slot

In cella la truffatrice seriale di preti: si giocava i soldi alle slot
ARSIÈ/SEDICO - La truffatrice seriale di preti è finita in cella. Dopo anni di storie strappalacrime con cui impietosiva il malcapitato di turno facendosi consegnare...

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ARSIÈ/SEDICO - La truffatrice seriale di preti è finita in cella. Dopo anni di storie strappalacrime con cui impietosiva il malcapitato di turno facendosi consegnare soldi, Tecla De Pellegrin, la 51enne residente a Sedico, è stata arrestata. I carabinieri della Compagnia di Feltre, diretti dal capitano Luca Innelli, martedì hanno eseguito l’ordine esecuzione di carcerazione che riguardava una condanna a 3 mesi di reclusione relativa a fatti del 2013, quando la donna tentò di raggirare l’ex parroco di Arsié, don Leopoldo Zanon. Ora la 51enne, finita al centro di diversi processi tutti con lo stesso copione, si trova nel carcere della Giudecca a Venezia. Ma su di lei pendono ancora altri procedimenti, con denunce che arrivano fino al 2021: non ha mai perso il vizio delle truffe, innescato a quanto pare da quello del gioco. All’origine di tutto ci sarebbe infatti un grave problema di ludopatia. 



IL MODUS OPERANDI
La tecnica ormai collaudata è sempre la stessa. Tecla De Pellegrin si presenta in canonica e chiede denaro ai sacerdoti dicendo di essere una loro parrocchiana. Li induce poi a versare i contanti con racconti di difficoltà e problemi inesistenti. Il copione: «Mia figlia ha un tumore e ho bisogno di soldi per le cure». O ancora: «Non mangio da giorni». O c’è anche la variante: «Sono in ospedale per un tumore terminale e ho bisogno di denaro per pagare i medicinali». Nella truffa, per essere più convincente, entra in gioco ogni volta anche una fantomatica suor Manuela, che chiama dall’ospedale convincendo i preti a dare il denaro. A volte è suor Maria Bortoluzzi. O ancora un avvocato. Variano anche i nomi con cui si presenta: Debora Decima, Teresa Miradelfo o Marina De Pellegrin. Ad Arsié si presentò come Debora Decima, dicendo di essere una ragazza madre e di non aver alcun sostegno economico dal marito. Per questo chiese al parroco 350 euro, ma, in questo caso la truffa non andò in porto. Le costò comunque la condanna a 3 mesi e 100 euro di multa per le accuse di tentata truffa e sostituzione di persona, pronunciata dal tribunale di Belluno l’11 febbraio del 2019. Nonostante i tentativi del difensore della De Pellegrin, l’avvocato Marco Cason, il sacerdote di Arsiè non ritirò mai la querela: spiegò che l’avrebbe fatto, ma poi venne a sapere che tanti altri preti erano stati truffati dalla donna e così cambiò idea. 

GIUSTIZIA INESORABILE

Da allora l’avvocato Marco Cason ha cercato in tutti modi di evitare il carcere alla sua assistita, che ormai non aveva più a disposizione la condizionale, esaurita con condanne precedenti. L’ordine di carcerazione arrivò a luglio 2019 e il difensore chiese subito l’affidamento in prova ai servizi sociali. Tecla De Pellegrin però non solo non si è mai fatta trovare dagli assistenti sociali che dovevano avviare la procedura, ma nemmeno dai carabinieri. Così il 2 novembre scorso il Tribunale di sorveglianza ha rigettato la richiesta della misura alternativa per «ineffettività del domicilio». I carabinieri infatti avevano appurato che la donna, pur avendo residenza nel Feltrino, non era reperibile ed era di fatto quasi senza fissa dimora. A quel punto è stato inevitabile il carcere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino