Raffica di truffe agli anziani, fermata una banda di cinque nomadi

L'indagine è stata condotta dai carabinieri di Castelfranco Veneto
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ALTA PADOVANA - In poco meno di otto mesi hanno truffato quattordici anziani, per un bottino di centinaia di migliaia di euro tra soldi, gioielli e orologi preziosi. Nei guai, per truffa aggravata in concorso, sono finiti cinque nomadi tra i 47 e i ventidue anni. I raggiri sono stati commessi tra le province di Padova, Vicenza, Venezia e Treviso. Il colpo più eclatante, ai danni di un ultraottantenne, l’hanno commesso a Montebelluna nel dicembre dell’anno scorso arraffando tra denaro e preziosi almeno 60 mila euro.


LA TECNICA
I cinque indagati per fare cadere nella loro rete le ignare anziane vittime, utilizzavano sempre lo stesso modus operandi. Chiamavano al telefono il pensionato e gli raccontavano di un incidente stradale subito dal figlio o dal nipote. Per risolvere la situazione era necessario pagare in contanti, o con gioielli. Chi parlava al telefono si spacciava per un carabiniere o per un poliziotto. 
Una volta convinto l’anziano, gli dicevano che da lì a poco sarebbe passato a casa sua un notaio o un avvocato a prendere i soldi e i preziosi. Così, attraverso questo banale escamotage, hanno raggirato quattordici pensionati per centinaia di migliaia di euro tra denaro e gioielli.


LE INDAGINI
Il primo colpo è stato portato a termine dalla banda nell’agosto dell’anno scorso a Vigonza. I nomadi, membri di famiglie molto note alle forze dell’ordine e attivi nell’Alta padovana, nell’occasione sono riusciti ad arraffare a un ultraottantenne 250 euro in contanti e 5 mila euro in oro e argento. Da qui sono scattate le indagini coordinate dal pubblico ministero Sergio Dini. 
Le tracce dei truffatori seriali hanno portato gli inquirenti, in particolare, nella provincia di Treviso. Così i cinque indagati sono finiti nel mirino dei carabinieri di Castelfranco Veneto. I militari per incastrarli li hanno pedinati e immortalati anche grazie alle immagini registrate da alcune telecamere della videosorveglianza. Ma non solo, sono risaliti a loro attraverso le impronte digitali e le targhe delle auto. Le ultime truffe le avrebbero organizzate nel febbraio di quest’anno. Oltre a quella da 60 mila euro messa a segno a Montebelluna, ne hanno commessa un’altra di ingente sempre nel Trevigiano per un bottino di 40 mila euro. La settimana scorsa i carabinieri hanno perquisito le dimore dei cinque nomadi tra Vedelago, Pramaggiore e Pravisdomini in provincia di Pordenone. 
Nelle abitazioni hanno trovato e sequestrato anelli con diamanti, braccialetti, seimila euro in contanti, svariate scatole vuote di orologi Rolex, decine di telefoni cellulari e collane. Gli inquirenti hanno pure trovato una serie di documenti relativi a un Banco dei pegni, dove i nomadi avrebbero portato un Rolex Daytona d’oro, due anelli con diamanti e diverse monete. Uno degli indagati ha tentato di non fare entrate in casa i militari, che sono stati costretti a tranciare un lucchetto usato per chiudere la porta d’ingresso.


GLI ALTRI COMUNI


La banda ha raggirato anziani, tutti ultraottantenni, anche nei comuni di Romano D’Ezzelino, Bassano del Grappa, Rossano Veneto, Pove del Grappa, Asolo, Riese Pio X, Pederobba e San Stino di Livenza. Ma i cinque truffatori, durante i loro raid, sono stati visti in più di una occasione passare per il territorio dell’Alta padovana dove hanno fatto base in alcuni campi nomadi. 
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Il Gazzettino