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JESOLO - «Difficilmente riavremo i nostri soldi, però ora speriamo di avere un po' di giustizia». A parlare è la donna di Mestre coinvolta, con l'anziano marito, nella vicenda delle torri fantasma, ovvero nella mancata realizzazione della Cross Lam Tower, la torre di legno che doveva sorgere alla spalle di piazza Trieste, progetto mai realizzato come quello della Greenery che doveva essere costruita dietro a piazza Drago.
Così la mestrina commenta il rinvio a giudizio per l'imprenditore trevigiano Fabio Bordin, la moglie Sonia Miatton e un agente immobiliare jesolano. Del resto la coppia, cullando il sogno della casa al mare, aveva versato oltre 200mila euro di acconti che, ora, spera possano essere restituiti. Con i progetti rimasti solo sulla carta e gli appartamenti mai realizzati la scelta, inevitabile, è stata quella di agire legalmente per cercare di tutelarsi.
«VOGLIAMO GIUSTIZIA»
«I nostri soldi li abbiamo versati continua la donna e da qualche parte devono essere finiti.
NO COMMENT
La prima udienza è stata fissata per il 14 giugno. Nessun commento, per il momento, dall'agente immobiliare jesolano. In ogni caso è stato fatto notare che lo stesso agente ha perso delle ingenti somme di denaro e che lo scorso autunno, per una querela dello stesso tipo presentata da un'altra cliente che voleva acquistare un appartamento nella stessa abitazione, un altro giudice aveva invece disposto l'archiviazione per la coppia e per lo stesso agente immobiliare, escludendo il reato di truffa.
Sullo sfondo rimane una vicenda che ha scosso molte famiglie e in un certo senso anche segnato l'edilizia jesolana. Ma con una novità. Nel lotto in cui doveva sorgere la torre in legno da qualche tempo sono iniziati i lavori e sono arrivati operai e ruspe. Ma con una precisazione: nulla a che vedere con il precedente progetto e con i precedenti investitori. Ad essere realizzato, da soggetti diversi, sarà un nuovo edificio che si svilupperà sempre in altezza con una decina di piani. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino