Truffa Superbonus 110% a Treviso, Casa Zero chiede la restituzione delle somme

NERVESA - Il consorzio Casa Zero srl di Nervesa della Battaglia ha chiesto la restituzione delle somme sequestrate dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta sui...

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NERVESA - Il consorzio Casa Zero srl di Nervesa della Battaglia ha chiesto la restituzione delle somme sequestrate dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta sui crediti del superbonus che sarebbero stati incassati senza che venissero eseguiti i lavori richiesti. Ieri, l'udienza del riesame, davanti ai giudici del Tribunale di Treviso, che si sono riservati la decisione.


Ma andiamo con ordine. Tutto inizia con l'indagine della Finanza e della Procura del Tribunale che indaga per truffa aggravata ai danni dello Stato, il legale rappresentante del consorzio, un manager milanese di 47 anni; il presidente Alberto Botter, di 38 anni e il consulente esterno Massimiliano Mattiazzo, ingegnere, accusato di aver firmato attestazioni che assicuravano l'avvenuta esecuzione dei lavori quando, invece, non c'era niente. Vengono sequestrati 8,2 milioni di euro a fronte di 24 milioni che si sospetta siano stati fatti sparire, mentre sono 230 i clienti sparsi tra Veneto, Friuli e Lombardia convinti di aver ottenuto il super bonus 110% e di vedere partire il cantiere in tempi celeri. Che, secondo l'accusa, restano con un pugno di mosche in mano.


LA RICHIESTA
Ieri, davanti al collegio giudicante del tribunale di Treviso, gli avvocati Alessandro Rampinelli e Simone Guglielmin, che assistono Alberto Botter, si sono appellati a una norma del decreto ministeriale 49 del 2018 che stabilisce che l'avanzamento dei lavori è quello stato di esecuzione di un appalto che va dal principio dell'appalto fino al momento del conseguimento dei lavori. In parole povere, si può certificare uno stato di avanzamento dei lavori nel momento in cui i committenti hanno anticipato tutte le spese. In quel momento si può acquisire il credito d'imposta che spetta al privato. E non quando è effettivamente partito il cantiere, con tanto di operai al lavoro, come sostiene la Procura. Gli avvocati sostengono, ad esempio, che se l'appalto con il superbonus prevede la realizzazione di un cappotto termico e Casa Zero srl ha acquistato materiali isolanti per lo scopo e impianti da installare, in quel momento parte il cantiere e quindi la possibilità di acquisire il credito d'imposta. Non è questione di lana caprina. Perchè il nodo stab proprio nella cessione del superbonus al Consorzio per lavori che non sarebbero stati eseguiti. Per la Finanza è una truffa. Per i legali è un anticipo di spese e i alvori verranno a seguire. Ma, nessuna truffa.


LA DOCUMENTAZIONE


I legali hanno documentato ieri, nel corso dell'udienza, esibendo fatture e bonifici bancari, le transazioni effettuate dal consorzio Casa Zero. Si tratta di 35milioni e 500mila euro pagati ai fornitori dei materiali necessari ai cantieri. Inoltre, sono stati prodotti i documenti di trasporto che attestano che i materiali sono stati consegnati ai singoli committenti oppure, su loro richiesta, sono stati stipati nei magazzini, pronti all'uso. Infine, i legali hanno fatto presente che i 201 contratti di subappalto stipulati, rispetto agli accertamenti eseguiti dalla Finanza nel gennaio di quest'anno molti cantieri sono stati aperti, in altri lo stato di avanzamento dei lavori è progredito. E altri ancora sono terminati come ha fatto presente l'avvocato Rampinelli.

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Il Gazzettino