Mogliano. Padre e figlio truffano il prete lucidando gli oggetti sacri con finto oro intascando 52mila euro: il pm chiede 16 anni

Arredi sacri generici. Truffa della lucidatura a Mogliano Veneto
MOGLIANO - Truffa della "lucidatura" di arredi sacri: il pm chiede 16 anni per padre e figlio rom che avevano estorto 61mila euro al parroco di Campocroce di Mogliano....

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MOGLIANO - Truffa della "lucidatura" di arredi sacri: il pm chiede 16 anni per padre e figlio rom che avevano estorto 61mila euro al parroco di Campocroce di Mogliano. Alla sbarra ci sono Ercole e Abramo Hudorovich, 60 e 30 anni, residenti a Paese che, tra il 2015 e il 2017, avevano “gabbato” a destra e a manca con la “truffa della lucidatura”.

La truffa della lucidatura degli arredi sacri

I due promettevano di rimettere a nuovo arredi sacri, ma nelle ipotesi della Procura lo facevano con finto oro e argento. Soprattutto chiedevano ai sacerdoti fino oltre 10 volte il prezzo pattuito e per chi non pagava sarebbero scattate le minacce. Don Elio di soldi ne ha tirati fuori parecchi, per l’esattezza 61mila euro per 18 candelabri, 6 croci di cui una a stile e una lampada decorativa. Tutto per un lavoro che doveva valere tra i 1.300 e i 2.000, materiale compreso. Stamattina il pm Valeria Peruzzo, al termine della sua breve requisitoria ha chiesto la condanna a 8 anni di carcere e al pagamento di 7mila euro di multa per ciascuno dei due imputati, difesi dall'avvocato Andrea Zambon.

Il parroco 

Il parroco vittima del raggiro e delle minacce si è costituito parte civile aveva ripercorso la vicenda nelle precedenti udienze. «La denuncia – aveva detto - è arrivata tardi. Ad un certo punto, era la fine del 2017, ho appreso dai giornali che erano stati arrestati. Subito dopo i carabinieri mi hanno chiamato perché dentro al telefono del più giovane avevano trovato le chat che aveva scambiato con me. A quel punto ho deciso di presentare querela».

Al sacerdote Ercole e Abramo Hudorovich sarebbero arrivati all’inizio del 2016. «Mi dicevano che avevano bisogno di lavorare - ha detto don Elio - ma io all’inizio non volevo, so come funzionano queste cose. Poi è arrivata la malattia di mia madre e alla fine ho ceduto, anche perché in fondo si trattava di pochi soldi. Ma, finito il lavoro che in seguito ho saputo non essere stato fatto con bagni di oro vero, da 2.000 euro me ne hanno chiesti oltre 50mila. Sono sbottato e loro hanno reagito minacciandomi, dicendomi che “cose brutte possono anche succedere” . Allora ho pagato, un po’ con i miei soldi e il resto con il denaro che veniva dalle offerte dei parrocchiani. Ricordo di aver anche versato due tranche da 36mila e 16mila euro. Era il febbraio del 2017 e loro non si sono più fatti sentire fino a maggio, quando “Mario”, come si faceva chiamare Ercole Hodorovich, mi ha chiesto altri soldi che non gli ho voluto dare e “Davide” (Abramo, n.d.r) è venuto da me a propormi un cosiddetto affare». I due erano finiti in manette a dicembre dello stesso anno. Ora il processo in prio grado è arrivato alle battute finali: la sentenza è attesa per il 23 gennaio del 2023.

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Il Gazzettino