UDINE - Si sarebbe rivolta a quella che credeva fosse una dottoressa per curare una seria patologia. E quando questa le avrebbe suggerito di sospendere la terapia farmacologica...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Secondo l'accusa, la donna, 61 anni, residente nella Bassa, avrebbe ricevuto la paziente presso la propria abitazione senza aver conseguito né la laurea in Medicina né la relativa abilitazione e l'avrebbe raggirata convincendola ad acquistare il macchinario di cui era venditrice, indicandolo falsamente come un dispositivo medico. L'apparecchiatura, che sarebbe un sistema wellness, era costata circa 9mila euro. In udienza il pm onorario aveva chiesto una condanna a 1 anno di reclusione. Il difensore, l'avvocato Giorgio Weil, ne aveva chiesto l'assoluzione. Il giudice Mauro Qualizza ha concesso all'imputata il beneficio della sospensione condizionale della pena, subordinato al versamento di una provvisionale di 10mila euro in favore della vittima, costituitasi parte civile. L'ammontare del risarcimento del danno (50 mila euro la richiesta) dovrà essere stabilito in un apposito giudizio civile. La giovane donna si era rivolta alla 61enne indirizzata da alcuni amici. «Si era presentata come coordinatrice medico, diceva che era in una clinica a Gorizia ma che riceveva anche nella sua abitazione per le persone della zona», racconta la vicenda l'avvocato Federica Parrozzani a cui la 30enne, paziente affetta da endometriosi, si era rivolta dopo «essere stata operata d'urgenza» nel 2014 in un ospedale Veneto e «aver subito l'asportazione di una parte dell'utero; l'endometriosi era progredita e aveva già intaccato in parte anche altri organi». «La mia cliente era convinta di aver avuto a che fare con una dottoressa. All'inizio si pensava a un caso di malasanità spiega ancora Parrozzani -, ma la vicenda mi sembrava molto strana. Ho fatto quindi una verifica e ho scoperto che non era iscritta all'albo dei medici». A quel punto era scattata la denuncia e si erano messe in moto le indagini dei Carabinieri del Nas di Udine che avevano sentito un'altra ventina di persone, presunti pazienti anche affetti da altre serie patologie che non hanno però sporto denuncia e non si sono costituiti parte civile. A processo, accusato solo di truffa in concorso e assolto con formula piena dal giudice Qualizza per non aver commesso il fatto, era finito anche un medico, un ginecologo, con cui la vittima aveva preso appuntamento tramite la 61enne. «Il medico non l'aveva visitata. Avevano parlato solo del lettino, ma solo come un utile supporto per l'intervento», chiarisce l'avvocato Giorgio Caruso che aveva argomentato la sua difesa proprio sulle questioni di fatto, chiedendo l'assoluzione per il suo cliente per non aver commesso il fatto. Mai le avrebbe detto, in sostanza, di interrompere una terapia. «Non avrebbe dovuto neanche essere mandato a giudizio».
Elena Viotto Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino