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SILEA - «Christian Visentin è libero. Ha parlato con le autorità di Dubai e ha chiarito la propria posizione». Parole dell'avvocato Paolo Gianatti, il legale dell'ex direttore commerciale della New Financial Technology di Silea considerato dalla Procura di Treviso una delle menti della truffa da quasi 300 milioni di euro in cui è caduta una platea di oltre 6mila risparmiatori a cui erano stati promessi interessi mensili del 10% grazie a investimenti in criptovalute. Un colloquio con i giudici emiratini che era stato annunciato la settimana scorsa proprio dall'avvocato Gianatti: «Il mio assistito si presenterà spontaneamente all'autorità giudiziaria degli Emirati. Come già espresso a favore della Procura di Treviso, Visentin è pronto a mettersi a disposizione degli inquirenti per l'esatta ricostruzione dei fatti e per ogni esigenza di chiarimento».
LA TESTIMONIANZA
A rendere noto che l'autorità giudiziaria di Dubai stava indagando su Visentin e su Emanuele Giullini, altro vertice della Nft, era stato l'avvocato Paolo Patelmo che, proprio nella città che si affaccia sul Golfo Persico, aveva presentato una denuncia rappresentando circa 400 risparmiatori.
L'INCHIESTA
Nel frattempo l'inchiesta della Procura di Treviso va avanti spedita. Gli indagati, dopo una serie di sequestri effettuati dalla Guardia di Finanza la scorsa settimana, sono arrivati a quota dieci: oltre a Emanuele Giullini e Christian Visentin, ci sono Mauro Rizzato, il fratello Simone (49enne di San Giorgio delle Pertiche), Daniele Pianon (53enne di Roncade), Mario Danese, 58enne ex direttore della società, i due procacciatori Michele Marchi, 32enne di San Pietro di Feletto e il meccanico pordenonese Maurizio Sartor, 57enne di Fiume Veneto, l'ex direttore Massimiliano Musto, 48enne di Mestre, Elena Zanardi, 40enne di Roncade, e Kristian Gallina, 39enne di Trevignano. Si procede, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, abusivismo finanziario, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche dei profitti dei reati. Ma alcuni degli indagati, con in testa Daniele Pianon, si dicono vittime e non complici della raggiro della Nft: «Sono stato io, fin da subito, assieme ad altre persone, ad avviare le indagini a Dubai - aveva affermato Pianon - Sono anch'io un truffato».
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Il Gazzettino